Caserta: "A Catania un campo largo contro la destra" - Live Sicilia

Caserta: “A Catania un campo largo contro la destra”

Il candidato del Fronte Progressista affronta i temi principali che riguardano la città.
L'INTERVISTA
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8 min di lettura

CATANIA – Il professore Maurizio Caserta, incassato l’appoggio dell’ex sindaco Enzo Bianco, traccia la strada da imboccare per allargare ulteriormente il Fronte Progressista. Dai “coacervi di potere che sottraggono risorse pubbliche” allo stato dell’arte dei servizi, Caserta affronta i nodi centrali che riguardano la città di Catania non senza lesinare critiche all’amministrazione guidata da Salvo Pogliese. 

Professore Caserta, il centrodestra si è compattato. La strada è in salita?

Le strade sono in salita e in discesa a seconda delle forze che ciascuno ha. La competizione è bella perché è incerta. Se ai nastri di partenza ci si ritiene vincitori manca l’entusiasmo per correre ed è possibile che poi si arrivi secondi o terzi. Ciascuna coalizione ha in punti di debolezza e i punti di forza, nella competizione spetterò a tutti noi sottolineare i nostri punti di forza e fare emergerei punti di debolezza degli altri: un gioco civile che possiamo tutti svolgere con decoro, con rispetto, con passione. La partita è bella per questo, pesare che il risultato sia precostituito non appassiona nessuno e spinge anche i predestinati a ridurre l’impegno. Io consiglierei a chi si ritiene vincitore di non mollare perché il rischio è questo: ritenersi vincitori e rallentare il passo per questo.

Alla fine lo strappo con Enzo Bianco è stato ricucito. L’alleanza con l’ex sindaco rischia di mettere a repentaglio il lavoro fatto finora dai tavoli progressisti?

Assolutamente no. Il nemico da battere è il centrodestra e ringrazio Bianco che, facendo un passo indietro, ha messo a disposizione del nostro progetto la sua esperienza e i mondi che gli sono vicini. Un importante riconoscimento del lavoro fatto ai tavoli progressisti dalle forze politiche che hanno messo in piedi questo progetto. Il campo si allarga e ne siamo felici, ma sempre all’interno di un perimetro chiaro definito dal metodo e dal merito del programma che abbiamo scritto in questi mesi.

Crede che il perimetro della coalizione si possa ampliare ulteriormente? 

Assolutamente sì. Credo che la scelta che Il Pd, il M5S, Sinistra Italiana e Verdi e il Forum civico Catania Può, hanno fatto sul mio nome era destinata anche a questo. Il mio profilo è un profilo di equilibrio e certamente di apertura. Per tanto già da qualche giorno, e credo che questa attività continuerà c’è una ricerca di confronto con altre forze che già in città sono espresse per capire se è possibile un percorso comune. Io sono moderatamente ottimista che questo percorso possa consolidarsi perché sarebbe una bella sfida, sarebbe forse la prima volta che a Catania si realizzi quello che è stato chiamato campo largo che per adesso è in un orizzonte lontano, ma che l’esperienza di Catania potrebbe cominciare a consolidare e magari diventare un esempio.

Catania laboratorio politico come spesso è accaduto in Sicilia.

Sì si è sempre detto. A volte non è stato vero, a volte sì. Noi siamo periferia e centro insieme.

Bisogna utilizzare a pieno queste caratteristiche geopolitiche della città di Catania e della Sicilia, periferica in alcune circostanze e centrale in altre. Dobbiamo fare il nostro compito: 

generare idee, politiche e guardare sempre a quello che c’è fuori perché condiziona la nostra vita in maniera sempre più pesante. 

Parliamo dei punti salienti del programma del Fronte Progressista per risollevare Catania.

C’è un filo rosso che unisce tutti i punti. L’obiettivo di qualsiasi proposta politica è quello di generare benessere che dipende da uno spazio vitale sano. Questo spazio è definito dal contesto internazionale, nazionale, dall’ordinamento giuridico. Poi c’è lo spazio fisico che dipende dalla casa, dai trasporti, dall’igiene, dai rifiuti, dai servizi sociali tutte cose di cui è competete l’amministrazione comunale. L’approccio è proprio questo: individuare uno spazio di agibilità perché ciascuno possa esprimersi. Può sembrare una cosa generica però va messa in cima perché è il diritto alla vita, ad una vita decorosa. Questo passa anche un portafoglio di servizi che l’amministrazione comunale è chiamata a prestare e la cui qualità e quantità determina lo spazio di vivibilità che è di auspicio per qualunque comunità.

Secondo lei c’è una grossa fetta di popolazione, nei fatti, esclusa dalla vita della città?

Sì e rappresenta la questione vera. Catania non è diversa da altre città che hanno problemi di criminalità, mobilità, lavoro e degrado. Non dobbiamo pensare che questo è un unicum, ma è una replica di quello che c’è in giro nel mondo intero. In tante città, in questa in modo particolare, ci sono aree gentrificate dove vivono i professionisti e i servizi non sono nemmeno tanto necessari perché ognuno è in grado di prestarli da solo e aree dove invece la casa non è esattamente adeguata allo standard minimo, manca il lavoro, la mobilità è difficile, i servizi idrici e le fognature sono deficitari. Esistono segmenti della città dove quello spazio di agibilità manca totalmente, non sorprende che laddove queste cose mancano ci si organizza in maniera diversa e arrivano soggetti diversi che in modo a volte legale tante volte illegale svolgono la funzione che la pubblica amministrazione deve svolgere. Dove manca l’azione pubblica, solida e pervasiva gli spazi non restano vuoti. Ci possono essere interventi virtuosi, penso alle associazioni che forniscono quei servizi che le amministrazioni non riescono a offrire, ma anche associazioni di altro tipo che hanno scopi diversi da quelli dell’interesse generale. 

Quali sono le sue ricette per mettere in sicurezza le casse comunali?

Quando guardiamo alla solidità economica dell’amministrazione credo sia utile fare una distinzione importante tra risorse ordinarie e risorse straordinarie.

Prego.

Le risorse ordinarie sono quelle che il comune raccoglie dalla contribuzione dei cittadini e dai

trasferimenti degli enti superiori: Regione o amministrazione centrale. Questa e risorse oggi sono limitate perché l’amministrazione è in una fase di dissesto. Questo significa che l’azione ordinaria dell’amministrazione è molto ristretta e questo incide sulla qualità e sulla quantità dei servizi, Ma oggi ci sono anche risorse straordinarie, quelle che ci sono sempre state come quelle europee, e poi c’è il famigerato Pnrr che è ricco di risorse per il Mezzogiorno e i comuni sono soggetti centrali nella competizione per quelle risorse. A volte questa competizione porta a buoni risultati, a volte no. E qui sta il punto.

Cioè?

Oggi è possibile concentrarsi sulle risorse straordinarie sapendo che le risorse ordinarie sono limitate e vanno gestite in modo oculato intervenendo sulle priorità (evitando gli sprechi). Dall’altra parte ci sono le risorse straordinarie che permettono maggiore libertà e proiezione verso il futuro e impongono un pensiero strategico: questa visione spesso manca alle amministrazioni. Servono progetti di qualità che siano coerenti con la strada segnata dall’Europa: oggi questa è la sfida. Serve il pensiero migliore e questo viene principalmente dalle persone più giovani, per questo bisogna guardare non solo all’orizzonte temporale di chi oggi ha venti o trent’anni ma anche alle loro istanze. Penso a temi come la transizione ecologica, la trasformazione digitale e l’inclusione. Su questi temi, che probabilmente non hanno un colore politico forte e che tutti possono sposare, le giovani generazioni sono più sensibili. E allora qual è la strada? Segnata, non abbiamo molte possibilità di deviare. Siamo dentro una grande unione e dentro un’alleanza strategico militare, non abbiamo tutte queste grandi forze per tirarci fuori, là dobbiamo stare. Anche il governo nazionale che vorrebbe sottolineare la propria identità lo fa su questioni che non incidono in maniera significativa sulle linee strategiche europee. Non sembra che i documenti finanziari del governo si discosti dalla linea indicata dall’Unione Europea, a maggior ragione noi dobbiamo starci dentro. 

Un suo giudizio sulla giunta Pogliese. Un’eventuale giunta Caserta in che cosa sarebbe alternativa?

Quindi un giudizio tra il passato e il futuro. Basta andare in giro e chiedere a tutti, al di là del loro credo politico, un giudizio sui cinque anni del sindaco Pogliese, che sappiamo non ha goduto di tutto il periodo che gli era stato assegnato per ragioni che non sono indipendenti

dalla sua volontà ma che in qualche modo possono essere ricollegati a suoi comportamenti. 

Non è il destino crudele che ha impedito a Pogliese di operare, ma una storia personale e politica che gli ha impedito di farlo. Questo è un elemento ma non può giustificare la scarsissima qualità dell’amministrazione che non ha impedito che la città diventasse una delle città più pericolose d’Italia. Il popolo della notte sa quanto sia pericolosa e insicura questa città

E non solo.

Che cosa?

Nessun passo in avanti in termini di servizi. Lo stesso per le fognature; Catania è l’ultima città per copertura di rete con percentuali imbarazzanti: il 35%. Si può pensare che una città europea abbia questo standard? So che non sono problemi che si risolvono da un giorno all’altro ma non si registra niente che segni un avanzamento. Lo stesso vale per la scuola, la dispersione scolastica e l’igiene: qui la filiera della raccolta dei rifiuti non funziona. Siamo una delle città con la più bassa incidenza di raccolta differenziata. Quello che calcoliamo

alla raccolta non nella fase finale della filiera. Ogni tanto le discariche chiudono (non si capisce se solo per sovraccarico, forse anche per altro) e questo genera uno stallo nel processo di raccolta e trattamento dei rifiuti che si manifesta con le montagne di immondizia per strada. Questo è inaccettabile. Basterebbe poco per segnare il cambiamento. 

Ad esempio?

Innanzitutto l’idea che la città può trovare una strada diversa che non sia quella dei coacervi di potere. E’ una storia antica quella delle rendite di posizione si gruppi criminali e di gruppi legali che, però, condizionano il percorso di crescita della città. E allora Catania libera Catania, lo slogan che abbiamo scelto va al cuore della questione: liberare la città dai condizionamenti forti da aggregati di potere leciti e illeciti che per loro natura non fanno altro che sottrarre risorse pubbliche per alimentarsi. 


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