CATANIA – Sull’acqua in Sicilia, problemi nuovi si sommano a problemi antichi. La scarsità di acqua per irrigazione nella piana di Catania è denunciata da anni dagli imprenditori agricoli di tutta la zona, in cui si concentra gran parte della produzione di agrumi della Sicilia orientale. Alle infrastrutture idriche che perdono più di metà dell’acqua immessa nella rete e alla scarsa programmazione però quest’anno si è sommata la siccità, che ha reso ancora meno disponibile le risorse idriche. L’allarme di Coldiretti: “Necessaria una maggiore programmazione e un piano d’emergenza”.
Acqua Sicilia: le perdite
Sull’utilizzo e lo spreco d’acqua la Sicilia ha il primato di regione con maggiori perdite idriche in Italia. Solo nelle province della Sicilia orientale, le perdite d’acqua ammontano secondo dati Istat del 2021 al 52 per cento nella provincia di Messina, al 51 per cento in quella di Catania e al 67 per cento in quella di Siracusa. Significa che per ogni cento litri d’acqua immessi nella rete, meno di cinquanta vengono erogati nelle case e nelle imprese agricole.
Le condotte
Dati così raccontano del primo problema dell’irrigazione siciliana: le infrastrutture. “Ci sono condotte fatiscenti, che non riescono più a reggere – racconta Andrea Passanisi, presidente di Coldiretti Catania – nella zona di Scordia ci sono delle condotte primarie che sono talmente fuori asse da avere invaso gli assi stradali”.
Le vecchie condotte in ferro a volte impediscono di utilizzare con efficienza l’acqua stoccata negli invasi. Negli anni passati è successo che quando si metteva acqua in rete le condutture corrose dall’acqua scoppiassero per la troppa pressione. A questo poi si aggiunge la rottura di impianti cruciali. L’adduttore irriguo “Magazzinazzo”, nella zona di Lentini, è stato danneggiato durante le alluvioni del 2021, e per la Coldiretti Catania è uno degli interventi più urgenti da fare nella zona.
A questo si somma anche il problema degli impianti per l’invaso di Lentini: con due progetti già approvati per la riqualificazione energetica centrale di sollevamento, mancano i fondi. “È una situazione paradossale – racconta ancora Passanisi – perché Lentini è uno degli invasi più virtuosi, in cui si riesce a stoccare più acqua, ma non si riesce a distribuirla. In altri invasi invece non si riesce a usare neanche la poca acqua che c’è”.
La manutenzione e la programmazione
Alla scarsità delle infrastrutture infatti si somma la bassa manutenzione. Nelle dighe con bassi livelli d’acqua capita che non si possa pompare il liquido per l’eccessiva presenza di detriti sul fondo e nei fianchi dell’invaso, che danneggerebbero gli impianti. “Quest’anno mi risulta che la manutenzione sia iniziata prima – racconta ancora Passanisi – ma in altri anni si iniziava a fare manutenzione proprio durante la stagione irrigua, che è una cosa che non ha senso”.
La scarsità di programmazione degli interventi da parte dei Consorzi di bonifica è denunciata da tempo dalle associazioni di categoria: “Chiaramente non posso parlare della gestione attuale, che si è insediata da poco – dice Andrea Passanisi – ma negli ultimi venti anni c’è stata una gestione in cui è stata del tutto assente la progettazione, e sono mancati i fondi. Se si risolvesse il problema dell’irrigazione in Sicilia potremmo fare davvero un’altra agricoltura, ma non si farà nulla senza questi due pilastri: programmazione e fondi, senza i quali molti progetti essenziali già oggi rimangono fermi”.
Acqua Sicilia: la siccità
A questi problemi strutturali, con cui da anni si scontrano gli imprenditori siciliani, quest’anno si è sommato quello della siccità. Come denuncia Coldiretti in un comunicato, scritto dopo l’incontro avvenuto ieri mattina tra le associazioni di categoria e il commissario straordinario del Consorzio di bonifica Sicilia orientale Giuseppe Spartà, “nonostante la pioggia degli ultimi giorni lo stato di emergenza continua perché le dighe e gli invasi non hanno sufficienti quantitativi d’acqua . Alcune zone del comprensorio di Catania ad oggi con molta probabilità non potranno ricevere acqua”.
Per rispondere a questa situazione Coldiretti chiede uno stato di calamità: “La cosa che stiamo chiedendo il più possibile – dice Passanisi – è che ovviamente il contadino non deve essere messo nelle condizioni di dover pagare per l’erogazione di acqua che non ha”.