PALERMO – Orlando non scende in piazza con la Gesip. Il sindaco di Palermo, che venerdì scorso al PalaUditore aveva arringato i lavoraratori della società partecipata annunciando di essere pronto a manifestare con loro, fa dietrofront. Nonostante l’annuncio, infatti, il primo cittadino mercoledì non ha preso parte a nessun corteo ma si è limitato a rinviare ad oggi il giorno in cui “tirare le somme” alla luce degli sviluppi della situazione.
Ma neanche oggi c’è stato alcun incontro con i lavoratori o i sindacati, né si sono registrare novità sul fronte Gesip, nonostante l’attesa dei tanti lavoratori che erano convinti di ritrovarsi ancora una volta al PalaUditore per poi marciare su Palermo, sindaco in testa. Forse a pesare anche le parole del ministro Cancellieri sulla possibilità che il sindaco protestasse contro il governo: “Ognuno si assume le proprie responsabilità”, aveva commentato il ministro.
Nella serata di ieri sono stati solo diramati due comunicati. Il primo del sindaco, che ha annunciato la partecipazione al tavolo prefettizio di lunedì, e il secondo del suo vice, Cesare Lapiana, che ha esplicitato meglio quanto detto da Orlando nei giorni scorsi chiedendo “chiarezza sull’uso che in Sicilia si è fatto e si fa dei fondi destinati alla Cassa Integrazione e alla Formazione professionale”.
Un monito affinché “le stesse regole e le stesse procedure siano applicate in tutti i casi” con un chiaro riferimento proprio agli enti di formazione che hanno avuto accesso a quella cassa integrazione in deroga a zero ore che invece oggi sembra in salita per la Gesip. E il monito fa il paio con la convocazione, un po’ a sorpresa, del dirigente generale del settore, Ludovico Albert, da parte del Prefetto di Palermo al tavolo di lunedì. Un tavolo convocato appositamente per Gesip che, almeno in apparenza, con la formazione in comune ha ben poco, se non lo stato di crisi e gli ammortizzatori sociali.
E se tra i lavoratori si ipotizza il ricorso ai contratti di solidarietà, qualcuno prova a spiegare la presenza di Albert con la riqualificazione dei lavoratori Gesip in vista della consortile attingendo al Fondo sociale europeo, come peraltro previsto nel piano elaborato dalla Latella insieme al governo Lombardo. Solo supposizioni, quindi, in una vicenda in cui di certo sembra esserci ben poco.
Ma i lavoratori cominciano a fare i conti anche con la possibilità che la cassa integrazione, alla fine, non arrivi. In quel caso, infatti, potrebbero essere in molti a richiedere il pagamento degli stipendi non percepiti visto che attualmente non risultano essere licenziati ma solo in astensione da lavoro. E, ironia della sorte, perfino licenziare 1800 lavoratori potrebbe rivelarsi più difficile del previsto: il patrimonio netto passivo ammonta, infatti, a 30 milioni di euro. Questa la cifra che servirebbe per chiudere definitivamente l’azienda. E dei 30 milioni, ben 12 sarebbero solo per il tfr dei dipendenti. Tutto rinviato a lunedì, quindi, quando dal tavolo prefettizio dovrebbe uscire qualche notizia sul destino della Gesip o sull’attivazione degli ammortizzatori sociali.