BRUCOLI (SR) – Quarantuno nuovi allenatori “patentati” direttamente dal carcere di Brucoli. Sono stati consegnati stamani , nel corso di una partecipata cerimonia i diplomi abilitanti ai detenuti dell’istituto penitenziario. L’iniziativa tra il Coni Sicilia e il Carcere di Brucoli ha sancito un impegno da parte del Coni e della Figc nei confronti della formazione sportiva all’interno delle carceri.
“Incentivare l’attività sportiva, attuare attività di formazione tramite lo sport per il reinserimento del detenuto nella società come cittadino sono i punti precipui del programma completo di mantenimento psico- fisico per superare le tensioni che l’ambiente di costrizione può produrre” Questo il pensiero di Paola Cortese, delegata del CONI al progetto.
“La vera novità di questo corso è che stiamo cercando di attuare tutte le misure per facilitare, una volta scontata la pena detentiva, – ha aggiunto il Presidente del Coni Giovanni Caramazza – la nascita di un vero e proprio rapporto di lavoro con le società sportive”. I corsi sono stati coordinati dalla prof. Paola Cortese, delegata del Coni Sicilia, hanno visto impegnato il professore Pino Maiori, già tecnico regionale Coni e della federazione italiana gioco calcio.
Alla cerimonia odierna oltre la presenza del Presidente del Coni Sicilia, Giovani Caramazza, del Direttore del penitenziario Antonio Gelardi, del Vice Cesira Rinaldi, di Emilia Schupes, Coordinatrice area trattamentale, del tecnico Pino Maiori, della delegata del Coni Paola Cortese, hanno preso parte anche Enzo e Patrizia Maiorca, veri testimonials dell’iniziativa, i quali hanno dato la convinta e piena disponibilità ad avviare al contempo corsi di apnea a secco dando la possibilità ai migliori corsisti di potere frequentare in regime di permesso le lezioni.
“La convenzione ‘Sport è vità’ è oggi una vera rivoluzione formativa – ha detto Paola Cortese -. Lo sport può fare molto dentro un carcere e contribuire fortemente ad aiutare la popolazione detenuta a superare i forti disagi che subisce nel periodo detentivo mettendo sempre e comunque al centro dell’intervento” la persona“.