PALERMO – La magnifica chiesa gotica di Sant’Antonio Abate, all’interno di Palazzo Steri, ha ospitato oggi un incontro che ha avuto come filo conduttore il libro del giornalista Giancarlo Licata “Una rondine fa primavera”: dalle pagine su cui è stampata la storia di Palermo negli ultimi trent’anni, l’autore, affiancato dal rettore dell’Università di Palermo Roberto Lagalla, dall’antropologo Nino Buttitta, dall’economista Salvatore La Francesca e dal geografo Girolamo Cusimano, ha tracciato un percorso di speranza per la città.
Una speranza che nasce anche dai lettori di LiveSicilia, che hanno risposto con entusiasmo al quesito “Come si cambia Palermo?”. Tante le proposte e tanti i temi tirati in ballo, ma è proprio Licata nel corso della discussione, moderata dal coordinatore di “S” Claudio Reale, a dipanare la matassa di idee: “I commenti dei palermitani che leggono LiveSicilia dimostrano che non c’è più solo la Palermo che grida: adesso è una citta che richiede una qualità della vita. E pensa che questa qualità possa portare lavoro, questo è un passo in avanti importante”, in questo modo il giornalista e autore del libro ha espresso le sensazioni scaturite dalla lettura dei commenti. Nel suo libro la storia della città viene ripercorsa attraverso la carriera del sindaco Orlando, fulcro di un movimento di rottura dalla Palermo della mafia “Orlando ha saputo interpretare la pancia di questa città: è stato casta e anche anticasta. Tramite la delega in bianco, che può essere pericolosa: il suo successo elettorale però è stato stratificato nella città, una Palermo che viene fuori proprio dal giornale online. È questa la città che si fa viva, non solo quella della Gesip o del quartiere popolare”.
Ed è compito dei professionisti di accogliere questo grido dall’allarme. Il rettore Lagalla ha sottolineato, durante l’intervento prima e ai microfoni di Livesicilia dopo, che “per produrre il cambiamento nella nostra terra, al di là delle storie di coraggio delle persone che giorno dopo giorno tentano di fare il proprio dovere, si deve partire dalla formazione: l’Università ha un ruolo fondamentale da svolgere, come luogo di apertura alla città per poter costruire le strategie del presente e le prospettive del futuro”.
I temi su cui la maggioranza dei lettori di Livesicilia si sono concentrati, hanno guardato soprattutto alla viabilità di Palermo, al recupero del centro storico e alla necessità di avere posti di lavoro. Il geografo e direttore del dipartimento dei Beni culturali dell’Università Girolamo Cusimano ha tentato di dare una risposta: “Dagli anni 80 ad ora è cambiato molto il modo di vedere la città stessa. Cosa si può fare dunque per cambiare Palermo oggi? Al momento stiamo tentando di recuperare il centro storico, e già in parte ci siamo riusciti negli anni passati grazie al progetto Urban, ora si dovrà costruire e ricreare l’ambiente sociale. La strategia non dev’essere solo nella rivalutazione dei beni culturali, ma di Palermo nel complesso, come città fruibile”.
A parlare invece del problema del lavoro è l’ex direttore del Banco di Sicilia Salvatore La Francesca: “L’immagine della città va rivalutata tramite la cultura e la ricerca di strumenti per conservare e creare il lavoro. La cultura e l’efficienza vanno di pari passo. Come scrive Licata a pagina 106 del suo libro: “Si respire un forte bisogno di valori e di buona politica”, è così che dobbiamo guardare al futuro”. Cosa manca invece a questa Palermo? A rispondere è stato l’ex preside della Facoltà di Lettere dell’ateneo, l’antropologo Nino Buttitta: “Mi è stato detto che spesso non si riflette prima di pensare. E questo ha portato soltanto all’egoismo: per proteggere solo i propri interessi, spesso in 60 anni di democrazia repubblicana quello che è mancato è l’interesse sociale”.
I protagonisti del dibattito hanno tutti sentito il bisogno di richiamare la memoria storica per provare a costruire una città nuova, quella città che i nostri lettori hanno voluto descrivere e augurarsi nei tantissimi commenti lasciati nella nostra pagina web.