ENNA – “Lunedì andrò alla polizia e riferirò l’accaduto”. Così Antonio Messina, il giovane ennese dalla cui denuncia è partito lo scandalo delle violenze su minori – che ha portato alla condanna di primo grado del sacerdote Giuseppe Rugolo – riferisce l’episodio avvenuto questa mattina.
“Avevamo appena finito un’intervista davanti al Duomo di Enna – prosegue Antonio -. A un certo punto questo signore, che ci aveva visto mentre stava pulendo le scale della chiesa, ha chiesto se stessimo facendo un servizio sul Duomo. Il giornalista gli ha risposto che ci stavamo occupando della Diocesi di Piazza Armerina e della chiesa ennese”.
Un “fare minaccioso”
A quel punto, quell’uomo si sarebbe infastidito. “Ha cominciato a chiedere se lo avessero ripreso, e al no del giornalista e del cameramen ha cominciato una serie di insulti – afferma ancora il giovane – dicendo che io offenderei la Madonna della Visitazione, poi ha continuato con un fare minaccioso fino ad avvicinarsi. Non c’è stato un contatto fisico solo perché il giornalista e l’operatore si sono frapposti, ma si stava sfilando i guanti per avvicinarsi. A un certo punto è passato un mio amico che è intervenuto e lo ha allontanato. Alla fine ci siamo allontanati noi. Ma lunedì andrò alla polizia e li avvertirò di ciò che è successo”.
Va sottolineato che il cda della Confraternita di Maria Santissima della Visitazione si è dissociato dal responsabile dell’accaduto. In una nota, anzi, “condanna fermamente qualunque tipo di aggressione, che essa sia verbale o fisica, ed esprime solidarietà ad Antonio ed alla troupe giornalistica coinvolta in questo spiacevole episodio, incompatibile con i valori che animano la nostra confraternita”.
Informato delle parole dei confrati, Antonio si dice “sollevato” del fatto che la confraternita “abbia preso una posizione condannando il gesto“.