“Quando i ricchi si fanno la guerra tra loro sono i poveri a morire”. Quanta verità in queste parole di Jean-Paul-Sartre, il grande filosofo esistenzialista che da bambino e da adulto visse le due terrificanti guerre del ‘900.
Frase cui penso ricorrentemente in un momento storico così impregnato di sangue innocente nei teatri bellici di Ucraina e della Striscia di Gaza, ben sapendo che in mille altri luoghi, magari dimenticati, si combatte e si uccide.
Considero intollerabile mettere accanto, al di là ovviamente del dovere di cronaca, i sorrisi stampati sulle facce dei potenti quando si incontrano per discutere e, dicono, ricercare una soluzione e i visi terrorizzati dei bambini, se non sono già morti, mutilati, feriti, annichiliti dentro il dolore di aver perso il padre, la madre o entrambi. Mi capita, è un attimo, di scorgere in uno di quei volti quello di mio nipote e mi sembra di impazzire.
Com’è possibile, signori Vladimir Putin, Xi Jinping, Benjamin Netanyahu, Joe Biden, Volodymyr Zelenskyy, e signori leader di paesi in qualche modo coinvolti, dormire la notte senza percepire nel silenzio le urla strazianti di piccoli e grandi impotenti davanti alla crudeltà della guerra? Credete di avere ognuno assolutamente ragione? Per questo sorridete stringendovi la mano?
Tutti i conflitti sono sbagliati, irragionevoli, evitabili. Soprattutto, in un tempo in cui pure il più sanguinario dei dittatori deve tener conto dell’economia e del consenso interno se non vuole che il suo stesso popolo, aggredito dagli stenti, assalti il Palazzo e impicchi il tiranno.
Certo, le cosiddette “sanzioni” devono però risultare tali, serie, e non nascondere i soliti trucchetti per salvare gli affari miliardari tra chi sanziona e il sanzionato. Compresi gli affari da cifre stratosferiche dei costruttori di armi, storia vecchia.
Chiedendo scusa al lettore per l’uso ripetuto di citazioni mi pare di sentire l’accorata supplica di Benedetto XV alla vigilia della Grande Guerra. Supplicò monarchi e presidenti di risparmiare all’umanità una “inutile strage”.
Sì, è straordinariamente vero, la guerra provoca inutili stragi di esseri umani e le provoca in nome degli innominabili interessi di pochi o, addirittura, in nome di Dio. Del Dio cristiano, ebreo, musulmano. Bestemmia!
E i poveri, i fragili, gli ultimi muoiono, soffrono, si disperano. Dinanzi a ciò, dinanzi a tragedie inenarrabili va ribadito che non vi sono popoli privi del diritto di esistere e al contempo non vi sono popoli eletti a discapito di altri popoli, non vi sono cause nobili tanto da applaudire al terroristico massacro di incolpevoli.
Non troviamo rivendicazioni religiose, identitarie o territoriali che rendano accettabili sterminati cimiteri e campi simili a discariche pieni di rifugiati ammalati, assetati e affamati. Basta, fatela finita. Basta mandare i poveri a morire per le vostre smanie di potere. Volendo, la soluzione a ogni contrasto anche grave si può concordare insieme, con fatica, ma si può.
Se Benedetto XV definì “inutile strage”, quella che in effetti si rivelò un’ecatombe senza precedenti, maggiormente efficace il grido di Pio XII nell’agosto del 1939 mentre le truppe naziste stavano ormai procedendo all’invasione della Polonia: “Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra”. Ricordiamocelo, ricordatevelo potenti con il sorriso stampato sulla faccia.