PALERMO – La prima commissione del Consiglio superiore della magistratura, che si occupa dei trasferimenti per incompatibilità ambientale di giudici e Pm, ha aperto un fascicolo sul procuratore Francesco Messineo. Il capo dei pubblici ministeri palermitani è indagato, a Caltanissetta, per violazione di segreto istruttorio.
Approda così al Csm la vicenda che rischia di scatenare una guerra tra la Procura di Palermo e quella di Caltanissetta. Francesco Messineo è stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di avere rivelato all’ex direttore generale di Banca Nuova, Francesco Maiolini, particolari su un’indagine della Guardia di finanza per usura bancaria. Agli atti del fascicolo ci sono alcune conversazioni fra il manager e il magistrato che, in un lungo interrogatorio che si è svolto il mese scorso, avrebbe raccontato ai colleghi nisseni, titolari dell’indagine, che a ‘segnalargli’ Maiolini sarebbe stato il procuratore di Caltanissetta Sergio Lari, che del manager è buon amico.
Un rapporto quello tra Lari e Maiolini, mai smentito dal procuratore che, proprio per l’amicizia che lo lega all’ex direttore generale, ha chiesto e ottenuto dal procuratore generale Roberto Scarpinato di astenersi dal coordinamento dell’indagine. Ma la vicenda sembra essere molto più complessa. Maiolini, informato da alcuni funzionari che la Finanza, su input della Procura di Palermo, era andate in banca a notificare una serie di avvisi di identificazione, avrebbe chiesto a Sergio Lari un’opinione sulla vicenda. Lari, incontrando Messineo ad un evento pubblico, gli avrebbe riferito il contenuto del suo colloquio con il manager. Il procuratore di Palermo, che dell’inchiesta sull’usura non era informato, avrebbe chiesto a Lari di fargli avere copia degli avvisi di identificazione così da consentirgli di risalire al pm titolare dell’indagine. Il procuratore di Caltanissetta gli avrebbe inviato l’atto, allegandogli un biglietto di saluti. Biglietto che Messineo ha conservato. A quel punto Messineo avrebbe chiesto al suo sostituto informazioni sul caso e le avrebbe poi riferite a Maiolini. Il manager, però, era finito sotto intercettazione nell’ambito di un’altra inchiesta, stavolta per riciclaggio ma nella quale non era coinvolto, condotta sempre dalla Dda di Palermo ad insaputa del capo che, dunque, sarebbe stato “ascoltato” mentre comunicava all’imprenditore la necessità di incontrarsi per parlare dell’inchiesta sull’usura.
Messineo, dall’inizio della storia, ha scelto la strada del silenzio. Mentre a prendere posizione a sostegno di Lari sono stati nei giorni scorsi i Pm di Caltanissetta che in un documento hanno espresso “piena e incondizionata fiducia” al capo dell’ufficio respingono “qualsiasi strumentale tentativo di delegittimazione della sua figura umana e professionale” ed esprimono “il loro totale apprezzamento per l’operato del Procuratore”. Anche la sezione di Caltanissetta dell’Anm aveva sottolinea la “correttezza e il senso della misura” dimostrate da Lari nello svolgimento delle sue funzioni e manifesta “disagio dinanzi al tentativo di colorire specifiche vicende, oggetto di verifica da parte delle competenti autorità, con la prospettazione di contrasti tra uffici giudiziari”.
La vicenda, già oggetto di attenzione del Csm, potrebbe riverberarsi anche sui futuri assetti di vertice della Procura di Palermo. Accogliendo l’istanza di astensione di Lari, il pg Scarpinato avrebbe in qualche modo ipotecato la possibilità che questi possa ambire a succedere a Messineo alla guida dell’ufficio inquirente del capoluogo. Sul capo dei pm nisseni non è stato ancora aperto un fascicolo in prima commissione.