CATANIA – Perché questa storia arrivi alla fine, almeno in primo grado, ci vorrà ancora qualche mese. Nel frattempo, però, il processo – col rito abbreviato – è arrivato alle battute finali.
Il caso è di quelli di cui, soprattutto nei corridoi del tribunale di piazza Verga, si parla parecchio: il furto di posta dalla cassetta dell’avvocata Desirée Platania. Sottrazione di cui è accusata M. R. P., segretaria di uno studio legale dello stesso stabile, per la quale la procura ha chiesto la condanna.
Comincia tutto nei primi mesi del 2022. L’avvocata Platania prende in affitto, per lavoro, un appartamento dentro a un palazzo che lei conosce bene. Per anni, infatti, aveva collaborato con un noto studio legale che ha sede nello stesso edificio, qualche piano più su. La zona, poi, è comodissima per una penalista: a poche decine di metri, a piedi, dagli uffici giudiziari.
Le prime sparizioni della posta
È appena dopo il trasloco, secondo l’esposto presentato dalla professionista alla procura di Catania, che cominciano i primi segnali strani: la targhetta col nome danneggiata sul citofono e poi asportata dalla cassetta postale. Passa qualche giorno ancora e, alla fine di aprile 2022, l’avvocata Platania torna a casa, una sera, senza ritirare la posta dalla sua buca delle lettere.
Sulla busta c’era il simbolo della compagnia telefonica, non le sembra una corrispondenza urgente. L’avvocata decide di rinviare il momento in cui l’avrebbe presa. L’indomani mattina, quando va a ritirare la posta, la busta non c’è più. Sparita, senza apparente motivo. Per un mese, la professionista non riceve altro. Nessuna lettera, niente di niente. Ogni volta che va a controllare la sua cassetta, è sempre vuota.
Insospettita, decide di fare un tentativo: il 10 maggio 2022 mette lei una busta con della corrispondenza nella sua stessa buca. L’indomani mattina, la busta non c’è. È così che il sospetto diventa certezza. Platania, poi, è avvocata penalista. Nella sua posta potrebbero esserci missive di un certo rilievo, anche provenienti da assistiti detenuti in carcere.
Le lettere colorate
Nei giorni successivi, i furti continuano. In diverse occasioni è l’avvocata a farsi spedire o imbucare corrispondenza con il solo scopo di verificare se venisse o meno portata via. Sceglie buste colorate, più facili da notare anche a distanza: azzurre, gialle, verdi.
Ogni tentativo viene documentato negli esposti alla procura etnea, dentro ai quali si dà atto di avere raccontato quanto stava accadendo anche agli altri inquilini del palazzo. All’inizio di giugno, la squadra mobile della questura installa le telecamere di sorveglianza nell’androne, proprio di fronte alle cassette postali.
Bastano pochi giorni perché i video dei poliziotti mostrino, tra le altre cose, una donna aprire la cassetta dell’avvocata Platania con un proprio mazzo di chiavi, ritirare la posta e metterla in borsa. Per più giorni di seguito e in orari diversi.
Le ipotesi di reato
Per la procura di Catania, non ci sono dubbi: si configurano sia i reati di furto e sottrazione di corrispondenza sia quello di atti persecutori. A essere indagato, per i soli atti persecutori, è anche un uomo, ripreso dalle telecamere della squadra mobile mentre prova a grattare via la targhetta dell’avvocata.
A settembre 2023 inizia il processo, senza che della posta sottratta si sia trovata traccia. A gennaio 2024, la segretaria rinuncia all’interrogatorio e decide di rilasciare dichiarazioni spontanee. E dà la sua versione dei fatti. Spiega, cioè, che aveva avuto mandato dall’avvocato che occupava in precedenza lo studio di Platania di ritirare la posta anche per lui.
La difesa dell’imputata
Le chiavi, da allora, non erano state cambiate. Nonostante il decesso del professionista avvenuto nel 2020. Cioè tre anni prima dei fatti contestati. Secondo il racconto dell’imputata, nella cassetta continuava a essere imbucata posta destinata all’avvocato deceduto, per esempio comunicazioni di natura finanziaria. “Questi continuavano sempre a scrivere e a mandare posta cartacea“, afferma la donna.
La decisione di aprire la cassetta sarebbe maturata quando avrebbe trovato alcuni cedolini di raccomandate gettati sulle scale, abbandonati. Un gesto, quello di buttare per terra la posta di un professionista morto, che la donna attribuisce all’avvocata Platania. “Quando ho visto questo comportamento, signor giudice, allora ho cominciato a continuare ad accedere, a prelevare la posta dell’avvocato perché non mi veniva consegnata”.
Nel racconto della donna, sarebbe in atto un tentativo di vendetta, da parte dell’avvocata Platania. Perché, entrambe, per un periodo avevano lavorato all’interno dello stesso ufficio, nel medesimo palazzo. L’avvocata parte offesa, infatti, aveva collaborato per qualche anno con lo studio legale del quale M. R. P. era segretaria. I rapporti tra le due – sempre secondo il racconto dell’imputata – sarebbero stati tesi.
Le parole della parte offesa
“I fatti consumati ai danni della mi assistita sono di assoluta gravità, a maggior ragione se si considera la delicatezza della professione che svolge”, dichiara l’avvocato Luca Mirone, che difende Platania, a LiveSicilia.it.
“La richiesta di pena del pubblico ministero lo conferma. I video della squadra mobile inchiodano in maniera inconfutabile l’imputata”, conclude Mirone. A fine maggio 2024 si è svolta l’ultima udienza. La prossima, con la discussione delle parti, è fissata per il 2 ottobre. Il pubblico ministero ha chiesto la condanna a tre anni, ridotti a due per il rito abbreviato, senza sospensione della pena.