Catania, l’omicidio di Maria Basso: a processo la pronipote

Catania, l’omicidio di Maria Basso: a processo la pronipote

È entrato nel vivo il dibattimento a carico di Paola Pepe

CATANIA – È entrato nel vivo, con la deposizione del primo consulente del pubblico ministero, il processo a carico di Paola Pepe, la catanese imputata con l’accusa di aver ucciso la prozia 80enne Maria Basso. L’imputata, che ha 58 anni ed è difesa dall’avvocato Carmelo Peluso, è accusata anche di circonvenzione d’incapace.

Ieri in aula ha deposto il primo testimone, poi il processo è stato rinviato a ottobre. In aula sono parti civili i familiari della vittima, assistiti dall’avvocato Umberto Terranova. L’indagine è stata coordinata dal sostituto procuratore Michela Maresca e dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita, che poi hanno chiesto il giudizio immediato.

L’inchiesta

La donna fu arrestata e posta ai domiciliari dai Carabinieri il 22 febbraio. Secondo l’accusa, basata su indagini di militari dell’Arma di Aci Castello, l’imputata avrebbe provocato la morte della donna per entrare in possesso della sua eredità, dopo averla fatta scendere in Sicilia da una casa di riposo veneta.

Secondo la ricostruzione della Procura, la 58enne, alcuni giorni prima del decesso, avrebbe invitato Maria Basso a pranzo fuori. L’80enne avrebbe mangiato spaghetti e un dolce, nonostante una malattia invalidante l’obbligava a ingerire soltanto cibo omogenizzato.

La morte

E questo ne avrebbe “cagionato la morte per polmonite ab ingesti”, secondo la Procura, che contesta all’imputata l’aggravante di aver agito per “ricevere il profitto legato alla circonvenzione di incapaci e di omicidio”.

La vittima, che non era autosufficiente, è morta il 16 dicembre 2022, in una casa di cura di Aci Castello, dove risiedeva da circa 15 giorni e dove l’aveva portata da Asiago l’indagata. La ricostruzione dell’accusa è contestata dall’avvocato Peluso.

La tesi difensiva

La difesa ha sempre sostenuto che tra le due donne ci fosse affetto e intesa, tanto che Maria Basso considerava Paola Pepe “una figlia mancata”, e che insieme “hanno fatto viaggi e vacanze”. “Se la signora Basso è morta per l’ingestione di cibo solido – è la linea della difesa – bisogna tenere presente che non si può uccidere una persona disfagica facendole mangiare degli spaghetti perché non li può deglutire. Ha mangiato spaghetti triturati e fatti a poltiglia così come ha fatto altre decine di volte”.

Paola Pepe è anche imputata per circonvenzione d’incapace: Basso cambiò il testamento pochi giorni prima del decesso, nominandola erede universale. La firma avvenne nella casa di riposo catanese dove era ospite l’ottantenne vicentina. E l’eredità sarebbe proprio il movente che secondo i giudici avrebbe spinto la nipote a ordinare il piano per uccidere la zia.


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