Catania, lo stupro della 13enne alla Villa Bellini: in 5 a processo

Catania, lo stupro della 13enne alla Villa Bellini: in cinque a processo

A partire da domani in Tribunale e dinanzi al gup

CATANIA – È stato uno dei casi più orrendi raccontati dalle cronache catanesi nell’ultimo anno. Una coppia di fidanzatini, lei 13enne, lui un po’ più grande, bloccati all’interno del bagno della Villa Bellini dal branco: sette giovani di nazionalità extracomunitaria. Lei venne stuprata, lui trattenuto a forza impedendogli di parlare, di reagire e chiedere aiuto.

A partire da domani i 5 adulti saranno alla sbarra. Due diverse udienze, dinanzi alla seconda sezione penale del Tribunale collegiale e dinanzi al Gup Giuseppina Montuori. A chiedere il rito abbreviato è stato solo uno di loro, 18enne: uno dei due che abusarono della ragazzina. Gli altri rimasero a guardare.

Le accuse

E questi ultimi, saranno imputati con giudizio immediato. Quattro adulti su cinque sono accusati di concorso nel reato di violenza sessuale aggravata, perché avrebbero fisicamente tenuto fermo il fidanzatino minacciandolo e costringendolo ad assistere a quanto stava accadendo.
Contemporaneamente, si aprirà a breve il giudizio per altri due indagati minorenni.

“L’orrore”, così scrisse il gip Carlo Umberto Cannella nell’ordinanza con cui convalidò gli arresti, “ha avuto fine solo grazie al tentativo della ragazza di liberarsi”. Anzi, sulla base della personalità degli indagati, “poco avvezzi al vivere civile, appare probabile che, in assenza della disperata reazione, la terribile violenza sarebbe proseguita anche a opera di altri indagati”, si legge ancora nel faldone.

L’indagine

L’inchiesta dei Carabinieri di Catania è stata coordinata dalla Procura ordinaria, dalla pm Anna Trinchillo e dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita. Per quanto riguarda invece il filone in mano alla Procura minorile è stata coordinata dai magistrati Carla Santocono e Orazio Longo.

Dinanzi al Gup, saranno presenti i legali della giovane coppia.
La ragazza e la sua famiglia sono assistiti dall’avvocato Cecilia Puglisi, il fidanzatino dall’avvocato Eleonora Baratta. Tra le parti civili, ci sarà l’associazione “Bon’t Worry”.

Il legale: problema integrazione

Ad assistere l’associazione, è l’avvocato Pierfrancesco Buttafuoco che annuncia la costituzione e parla senza mezzi termini di un problema legato “a una non reale integrazione”. “Gente abituata ai veli islamici – afferma con durezza l’avvocato – giunta in Italia, registra le nostre minigonne come una implicita autorizzazione “ad agire”. Onorato del mandato conferitomi”.

“Ci proponiamo – conclude – di partecipare rumorosamente al processo anche al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sul grosso problema rappresentato da una non reale integrazione”.


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