Strage di Altavilla, "solo il carcere può rieducare la diciassettenne imputata" - Live Sicilia

Strage di Altavilla, “solo il carcere può rieducare la diciassettenne imputata”

No alla messa alla prova in caso di condanna

PALERMO – La messa alla prova non basta. È necessario il carcere per un percorso rieducativo adeguato nei casi dell’omicidio di “un ascendente”.

L’imputata è la figlia diciassettenne di Giovanni Barreca, accusata di aver partecipato alla strage di Altavilla Milicia, assieme al padre a Sabrina Fina e Massimo Carandente. Nella villetta degli orrori furono uccisi Antonella Salamone e i figli Kevin ed Emmanuel.

Il giudice per l’udienza preliminare Nicola Aiello ha respinto perché “manifestamente infondata e irrilevante nel processo” l’eccezione di legittimità costituzionale sollevata dall’avvocato Carmelo Salamone, che assiste la giovane imputata per gli omicidi della mamma e dei fratelli di 16 e 5 anni.

Il governo Meloni dopo le violenze sessuali di un gruppo di minori ai danni di una ragazzina nel comune di Caivano, nella città metropolitana di Napoli, ha introdotto il divieto di accedere alla messa alla prova per i minori imputati, tra l’altro, dei reati di omicidio aggravato.

L’imputata compirà la maggiore età il 7 ottobre, ma il difensore non aveva chiesto l’applicazione del meccanismo alternativo al carcere per la sua assistita e da qui la dichiarazione di “irrilevanza nel presente procedimento”.

Restava la fondatezza nel merito della questione. Qualora l’avesse ravvisata il giudice avrebbe inviato gli atti alla Corte Costituzionale, interrompendo il processo. Così non è andata. La mesa alla prova può durare massimo tre anni. Un tempo ritenuto breve per una significativa rieducazione.

“È da ritenere che l’esclusione dell’omicidio dell’ascendente dal novero dei reati definibili con messa alla prova – scrive Aiello – risponda alla necessità di un percorso di elaborazione del vissuto delittuoso che richiede tempi ben più lunghi di quelli previsti per altri delitti altrettanto gravi. Identiche considerazioni, va detto incidentalmente, possono porsi per i delitti di violenza sessuale e di violenza sessuale di gruppo, anche essi esclusi dalla possibilità di messa alla prova”.

“È del tutto evidente che la pena detentiva prevista per il delitto di omicidio dell’ascendente, laddove dovesse essere comminata – si legge ancora nell’ordinanza – sarebbe scontata all’interno di un istituto penale minorile che come tale è funzionalmente e strutturalmente predisposto per garantire al minorenne la certezza di un percorso rieducativo così come previsto dal dettato costituzionale”. 

La diciassettenne in aula ha ribadito di avere partecipato agli omicidi, attribuendo un ruolo chiave alla coppia di amici Massimo Carandente e Sabrina Fina. Sarebbero stati questi ultimi (che hanno sempre respinto le accuse tramite i loro legali), soggiogando il padre e terrorizzando lei, a guidare i riti e le torture per liberare i corpi delle vittime dal demonio.


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