PALERMO – La difesa ha picconato la scientificità della perizia. Non c’è alcuna certezza che sia stato l’imputato a rapinare il borsone pieno di soldi a casa di un’anziana. All’interno c’erano duecento mila euro e dei gioielli.
Giuseppe Liotti è stato assolto dal Tribunale con la formula per non avere commesso il fatto. Era stato arrestato e rinviato a giudizio a distanza di dieci anni dal colpo. Nel 2013 i rapinatori bussarono a casa di una donna di 80 che abitava in via Sciara Sciat nel rione Passo di Rigano.
Si finsero postini. Quando l’anziana si accorse che era tutta una messinscena era ormai troppo tardi. I rapinatori l’avevano già immobilizzata. Misero a soqquadro la casa. Cercavano qualcosa in particolare e la trovarono. Era il borsone con i risparmi di una vista conservato dentro il mobile del soggiorno.
Il caso fu archiviato nel 2020. Non si era riusciti a individuare i colpevoli. Nel 2020 la svolta. Almeno così sembrava. L’imputato era stato arrestato per un altro furto. Una volta schedato le sue impronte digitali furono inserite in un data base ed ecco saltare fuori la presunta corrispondenza con quelle rilevate a casa dell’anziana.
Il tribunale presieduto da Fabrizio La Cascia aveva nominato un perito il quale aveva concluso che l’impronta papillare corrispondeva a quella di Liotti dando ragione alla polizia scientifica.
L’avvocato Giovanni Mannino si è affidato ad un consulente secondo cui, gli esperti hanno isolato due frammenti di impronta di cui solo uno è compatibile con quello dell’imputato, mentre l’altro no. Dunque, l’identificazione non era certa semmai il contrario. Da qui l’assoluzione. E i rapinatori restano ancora a piede libero.