I Santapaola a Picanello, 16 chiedono il rito abbreviato NOMI

I Santapaola a Picanello, in 16 chiedono il rito abbreviato NOMI

C’è pure il presunto boss Melo Salemi “u ciuraru”

CATANIA – È accusato di essere il boss di Cosa Nostra a Picanello. Melo “u ciuraru”, al secolo Carmelo Salemi, sarà processato con rito abbreviato assieme ad altri sedici dei 25 imputati dell’udienza preliminare “Oleandro”, dal titolo dell’operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Catania.

Alcuni di essi, tuttavia, hanno chiesto giudizi condizionati ad alcuni atti istruttori, su cui dovrà pronunciarsi il gup Pietro Antonio Currò, il prossimo 23 ottobre. Abbreviato pure per il catanese Giuseppe Russo detto “l’elegante” o “il giornalista”, 48 anni, presunto successore di Salemi.

Nove imputati invece non hanno chiesto riti alternativi e per loro, il gup, dovrà decidere se rinviarli o meno a giudizio.

La richiesta dei Pm

A esercitare l’azione penale, al termine dell’inchiesta, sono stati i Pm Assunta Musella, Giuseppe Sturiale e Fabio Regolo. Noto imprenditore del settore floreale a Picanello, Salemi avrebbe riorganizzato il gruppo mafioso dopo gli ultimi arresti voluti dalla Procura. 

Lo avrebbe fatto assieme ad alcuni presunti complici. Poi nel 2020 fu arrestato e, tra i possibili successori, la Dda indica proprio Russo. Salemi e Russo sarebbero “promotori e organizzatori dell’associazione a delinquere di stampo mafioso”. 

La posizione di Salemi

Salemi è rimasto in carcere dopo il Riesame, che aveva confermato un’ordinanza in grado di ricostruirne financo la “biografia criminale”. Ha al suo attivo una sfilza di precedenti per associazione mafiosa, rapine, lesioni, traffico di droga e usura. 

Pure qui “u ciuraru” è accusato di mafia, con l’aggravante, come detto, di essere ritenuto il capo e promotore. È accusato di “aver promosso anche un’organizzazione di trafficanti di cocaina e marijuana”. Poi di estorsione e singole ipotesi di traffico di stupefacenti.

Le altre richieste

Le altre richieste di rito abbreviato, oltre che per Salemi e Russo, sono state presentate per Antonino Alecci, 61 anni, Andrea Caruso di 42, Nunzio Comis di 40 anni, Giuseppe Conti di 37, Michele Agatino Cuffari di 33, Santo Di Bella di 32 anni, Giuseppe Gambadoro di 40, Germano Lorefice di 35, Salvatore Nicotra di 25, Mario Salemi di 28 e Alfio Sgroi di 53.

Richieste di rito abbreviato condizionato sono state presentate da Alessandro De Luca, 49 anni, Lorenzo Antonio Panebianco di 24,  Biagio Santonocito di 32 e Corrado Santonocito di 61.

Giudizio ordinario, in caso di rinvio a giudizio, per Umberto Bonanno di 34, Carmela Bruno di 52, Laura Bruno di 42, Roberto Caruso di 39, Ivan Giuseppe Cicero di 48. Poi Fabrizio Giovanni Papa di 57 anni, Salvatore Alberto Tropea di 34, Giuseppe Ventimiglia di 44. 

L’associazione mafiosa

L’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso è contestata solo a sette di loro. Sono Salemi, Russo, Sgroi, poi Antonino Alecci, Andrea Caruso, Giuseppe Gambadoro e Fabrizio Giovanni Papa

Quest’ultimo è ritenuto il custode del tesoro del clan. Le accuse, contestate a vario titolo, vanno dall’estorsione all’usura, al traffico di droga e all’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.

I difensori

Gli imputati sono difesi dagli avvocati Salvatore Pace, Maria Chiaramonte, Angelo Cassone, Francesco Maria Marchese, Salvatore Pappalardo, Elvira Rabuazzo, Francesco Antille, Fabio Presenti, Rosanna Scibetta, Giuseppe Grasso, Paolo Salice, Francesco Giammona.

Altri sono difesi dagli avvocati Laura Farkas, Antonio Fiumefreddo, Andrea Maria Gianninò, Lucia Spicuzza, Armando Lamendola, Vincenzo Merlino, Ivano Grimaldi, Salvatore Di Dio e Arianna Liguori.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI