PALERMO – Il 23 febbraio 2010 Enzo Fragalà era appena sceso dal suo studio di via Nicolò Turrisi, a pochi passi Palazzo di Giustizia. Un uomo con il volto coperto da un casco integrale lo aggredì con un bastone. Un colpo alle gambe per bloccarne la fuga. E poi altri colpi alla testa mentre la vittima cercava di proteggersi inutilmente con le braccia.
Tre giorni dopo, il 26 febbraio, il cuore del penalista palermitano smetteva di battere all’ospedale Civico di Palermo. Tre anni dopo su quella inaudita ferocia non è stata ancora fatta luce.
Dal delitto commissionato dai boss emergenti di Cosa nostra all’attività parlamentare di Fragalà, dalla pista Rom al lavoro di penalista: si continua a indagare senza sosta. Ed è proprio sulla professione forense di Fragalà che le indagini sembrerebbero concentrarsi per fare luce su quanto accaduto quella tragica sera di tre anni fa. Sarebbero stati compiuti decisivi passi in avanti nell’inchiesta affidata ai carabinieri e coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Scalia.
Chi ha ucciso Enzo Fragalà? Chi si è accanito sul suo corpo? Era un avvertimento, ma finì in tragedia? Qualcuno ha voluto un’azione così brutale per lanciare un messaggio? tante, troppe domande restano ancora senza risposta.

