PALERMO – I collegi sindacali di Amg Energia e Amap non si toccano, anche se a nominarli è stato l’ex sindaco Diego Cammarata. Questa la decisione del tribunale di Palermo, che ha di fatto bocciato lo spoil system di Leoluca Orlando e rischia adesso di provocare una reazione a catena dagli esiti imprevedibili. I giudici della neocostituita “sezione imprese” hanno infatti rigettato il ricorso delle due società partecipate che di fatto sfiduciavano i vecchi collegi sindacali, nominati da Cammarata, giudicando inapplicabile in questo caso la legge regionale 30 del 2000 che prevede la possibilità di revocare gli amministratori in caso di mancanza di un rapporto di fiducia (il così detto spoil system). Una sentenza destinata a fare scuola e che per la prima volta mette un po’ d’ordine in una materia assai delicata che riguarda le società partecipate di tutta Italia.
Il caso era scoppiato la scorsa estate, quando l’appena eletto sindaco Orlando ha avviato un massiccio spoil system nelle società partecipate: un ricambio di amministratori non sempre facile, tra le resistenze dei cammaratiani e i pugni sbattuti sul tavolo dal primo cittadino che pretendeva dimissioni immediate per poter piazzare i suoi fedelissimi. Bracci di ferro a volte continuati per mesi, come nel caso del teatro Massimo dove è stato necessario addirittura il commissariamento del ministero, o finiti in tribunale come nel caso dei collegi sindacali di Amap e Amg.
Se alla Sispi infatti i sindaci si sono dimessi e all’Amat hanno annunciato che lo faranno a breve, non appena verrà approvato il bilancio, le grande del sindaco riguardavano proprio le aziende del gas e dell’acqua. Tanto che a fine luglio il Comune si era presentato alle assemblee dei soci con la rosa dei nuovi nomi di orlandiana osservanza, che avrebbero dovuto sostituire i cammaratiani: ma una volta in assemblea, i “vecchi” sindaci avevano opposto resistenza appellandosi alla necessità che a decretarne la sostituzione fosse, codice civile alla mano, il tribunale e non il socio che è per l’appunto il Comune.
Uno stop tanto brusco quanto inaspettato, che ha costretto i vertici delle due aziende, su indicazione di piazza Pretoria, a rivolgersi ai giudici pur di poter cacciare gli amministratori che non godevano della fiducia del nuovo sindaco invocando l’applicazione della legge regionale sullo spoil system. E la scorsa settimana è arrivata la sentenza dei giudici (Giulia Maisano, Giuseppe De Gregorio e Michele Ruvolo) sul caso Amg, che però non è stata per niente piacevole per la giunta Orlando: il tribunale ha infatti riconosciuto la “terzietà” dei sindaci, che quindi non possono essere cacciati per una mancanza di fiducia ma solo per giusta causa.
Uno schiaffo in piena regola per l’amministrazione Orlando, che è stata colta all’improvviso da una sentenza tanto inaspettata quanto dirompente soprattutto per gli effetti che potrebbe avere anche in altre aziende. “Io rimango allibito per il fatto che dopo un anno ci siano ancora vecchi sindaci che restano al loro posto – ha commentato l’assessore alle Partecipate, Cesare Lapiana – abbiamo saputo soltanto oggi (ieri per chi legge, ndr) della sentenza e quindi non abbiamo ancora deciso come agire”. Piazza Pretoria, a questo punto, potrebbe provare ad opporsi alla sentenza.
All’Amg, quindi, resteranno al loro posto i sindaci Marcello Amato, difeso dall’avvocato Andrea Amato, Paola Barbasso Gattuso, difesa dall’avvocato Alessandro Cucina, e Salvatore Di Trapani, difeso dall’avvocato Sergio Pivetti, oltre ai supplenti Francesco Manno e Caterina La Barbera. E, di conseguenza, stessa cosa accadrà anche all’Amap (con Gioacchino Catalano difeso dall’avvocato Carmelo Pietro Russo, Mario Pantano e Giuseppe Quagliana), nonostante l’amministrazione comunale avesse già proceduto alla nomina dei sostituti.
La sentenza, nei fatti, giudica incostituzionale l’applicazione dello spoil system (e quindi della relativa legge regionale) ai collegi sindacali dal momento che questi sono nominati in virtù delle loro “comprovate competenze ed elevate qualità professionali”, “a tutela del corretto, puntuale e imparziale assolvimento dei compiti di controllo demandatigli”. Insomma, i sindaci sono figure super partes e indipendenti scelte per la loro imparzialità e non per il rapporto fiduciario con l’amministrazione comunale e pertanto non possono essere rimossi solo perché cambia il primo cittadino, senza che vi sia anche una giusta causa così come stabilito dall’articolo 2400 del codice civile. Una bella rivincita per i due collegi sindacali, che adesso potranno restare al proprio posto fino alla scadenza naturale del mandato, anche se la battaglia legale sembra solo appena cominciata.