PALERMO – L’ultimo dato disponibile sui volumi d’acqua degli invasi in Sicilia risale a un mese fa ed è drammatico: poco più di 180 milioni di metri cubi d’acqua, a fronte di una capacità che supererebbe il miliardo. Con un calo di sei milioni e mezzo di metri cubi in meno rispetto al mese precedente. Appena un anno fa, quando la situazione non era comunque florida, nelle dighe siciliane c’erano 323 milioni e mezzo di metri cubi d’acqua.
Il razionamento a Palermo
Per questo l’allargamento del piano di razionamento su Palermo, deciso dalla Cabina di regia per l’emergenza idrica, non sorprende più di tanto. Il capoluogo siciliano finora non ha subito gli effetti della grande sete. Il razionamento che dal 2 dicembre coinvolgerà 250mila palermitani prevede la sospensione dell’erogazione per 24 ore, una volta alla settimana.
A Caltanissetta acqua ogni sei giorni
Nella Sicilia centrale, invece, l’acqua arriva una volta ogni sei giorni. È così a Caltanissetta, dove il Comune sta cercando di mettere una pezza ad una situazione le cui leve non sono al palazzo di città. “Da tempo riceviamo l’acqua una volta a settimana”, dice il sindaco, Walter Tesauro che pochi giorni fa ha ricevuto la notizia della fine dei lavori di Siciliacque nel campo pozzi di Polizzi generosa (Palermo).
Un piccolo segnale che ha consentito il distacco dall’Ancipa e una fornitura per il capoluogo nisseno di trenta litri al secondo. “Abbiamo cercato di sopperire alla carenza idrica con altri undici pozzi – prosegue Tesauro – nei quali abbiamo attivato le pompe di sollevamento”.
Il dramma di Troina
Drammatica la situazione a Troina, comune in provincia di Enna totalmente dipendente dall’Ancipa. “L’acqua arriva una volta ogni sette giorni ma in alcuni quartieri non viene erogata per 24 ore – dice il sindaco, Alfio Giachino -. Una situazione mai vista prima d’ora. la nostra è una comunità civile ma siamo arrivati al culmine della sopportazione, ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni regionali. una crisi di questa entità non può essere affrontata da un sindaco da solo”.
Nell’ultima settimana Giachino ha scritto per due volte alla Regione, evidenziando in entrambe le occasioni i possibili problemi di ordine pubblico derivanti dalla crisi idrica. Il sindaco ha chiesto che l’Ancipa sia dedicata esclusivamente ai comuni ennesi totalmente dipendenti dall’invaso, chiedendo anche di conoscere anche gli attuali livelli di prelievo dall’invaso. nella seconda missiva, davanti al silenzio degli uffici, Giachino ha paventato anche forme di protesta pacifiche come lo sciopero della fame.
La situazione all’Ancipa
L’Ancipa è uno degli invasi che stanno soffrendo di più. Il volume d’acqua tra ottobre e novembre, secondo i dati dell’Autorità di bacino, è sceso di 660mila metri cubi. nei primi giorni di novembre nella diga c’erano meno di 760mila metri cubi d’acqua, a fronte di un invaso che può contenerne fino a trenta milioni.
La ricerca di nuovi pozzi
La strada dei nuovi pozzi e del ‘revamping’ degli esistenti è quella che può dare risposte più brevi per alleviare la siccità in Sicilia. Dopo una prima tornata di interventi programmati, la Regione ne ha finanziato una seconda attraverso l’ultimo assestamento di bilancio. In rampa 132 interventi per mitigare gli effetti della siccità e che valgono complessivamente 66 milioni di euro.
Si tratta di progetti messi a punto da Comuni, Ati ed enti gestori del servizio idrico: sono stati esaminati dalla Cabina di regia per l’emergenza dove nelle ultime settimane la preoccupazione è aumentata in maniera inversamente proporzionale ai livelli degli invasi.