Manca soltanto la musichetta angosciante di ‘Profondo rosso’ e poi, con quella colonna sonora, sarebbe tutto (si fa per dire) perfetto. Ecco servito lo ‘sprofondo rosanero’ per la bile dei tifosi che vivono un incubo.
La classifica agonizzante, i risultati pessimi, le prestazioni inconcludenti sono il contraccambio offerto ai palermitani che si recano allo stadio, convinti di trovare una squadra. E si imbattono in uno psicodramma.
Lo sconforto generale, dopo Palermo-Catanzaro, appare francamente ineludibile. Dall’altra parte, c’è, spesso, una narrazione che mette insieme statistiche, sensazioni, opinioni, per carità, legittime. Ma largamente insufficienti.
Lo sprofondo rosanero è anche il cortocircuito inevitabilmente prodotto dalla differenza tra chi rivendica il ‘compitino’ e chi non ne può, sportivamente, più.
Lo sprofondo rosanero è l’ormai notevole distanza percepita tra squadra, società e passione popolare. Noi siamo certi che il lavoro per riportare il Palermo in alto sia febbrile, diuturno e competente. Nutriamo fiducia nell’impegno, nella capacità di analisi e perfino nell’attaccamento. Tuttavia il cuore dei tifosi rosanero non può che essere carico di pesi.
Lo sprofondo rosanero è lo sgomento di chi vede giocare quelli del Catanzaro ‘a tamburello’, nella nostra area, in occasione del primo gol, come se fosse la spiaggia di Mondello.
Lo sprofondo rosanero è lo stupore di chi era abituato a un Palermo ardente, epicentro di una mitologia sconfinata, e si ritrova un’ombra informe di qualcosa, che nemmeno si capisce che cos’è, parcheggiata nel suo cuore di tifoso.