Palermo, Patrimonio a Fdi e in maggioranza scoppiano malumori

Palermo, il Patrimonio va a Fdi e in maggioranza scoppiano i malumori

Il sindaco firma la determina

PALERMO – La determina era pronta da giorni ma il sindaco Roberto Lagalla l’ha firmata soltanto oggi, provocando più di un malumore nella sua maggioranza. Acque agitate al comune di Palermo, dove il primo cittadino ha assegnato la delega del Patrimonio a Brigida Alaimo di Fratelli d’Italia.

Non che sia una novità, visto che Patrimonio e Bilancio tradizionalmente cammino di pari passo, ma la scelta dell’ex rettore ha provocato qualche mal di pancia tra gli alleati, in particolare dentro Forza Italia.

Il precedente

Per comprendere la vicenda bisogna fare qualche passo indietro, fino al 2022. Nominata la giunta, Lagalla decise di affidare la delega non all’allora vice Carolina Varchi, responsabile del Bilancio, ma ad Andrea Mineo, titolare dell’Ambiente e fino a quel tempo espressione di Forza Italia.

Mineo, dopo qualche mese, è passato con i meloniani che si sono così ritrovati a gestire anche il Patrimonio, almeno fino a quando Mineo ha dovuto lasciare la giunta per fare spazio a Piero Alongi, fedelissimo del governatore azzurro Renato Schifani.

Un passaggio delicato, frutto di una lunga mediazione che ha compreso anche il Patrimonio: per non scontentare nessuno, infatti, il primo cittadino ha tenuto per sé la delega, almeno fino ad oggi.

La vittoria di Fdi

Un punto che non è mai andato giù a Fratelli d’Italia, che ha iniziato il pressing sul sindaco per riavere il Patrimonio, centrando l’obiettivo. Una vittoria in piena regola per i meloniani, visto che al momento il sindaco non vuol sentir parlare di rimpasto.

I malumori

Chi mastica amaro è soprattutto Forza Italia, dentro cui ci sarebbero grandi malumori. “Il sindaco avrebbe dovuto prima convocare tutti gli alleati e poi affidare la delega”, è il commento a taccuini chiusi di uno degli azzurri.

Ma tra i forzisti è diffusa anche la convinzione che le divisioni interne, ormai palesi, abbiano indebolito il partito che avrebbe così più difficoltà nel portare avanti eventuali trattative. Spaccature profonde, forse insanabili, fra rivalità personali e una serrata competizione fra correnti.

No al rimpasto

Anche dentro la nuova Dc si mastica amaro e adesso gli occhi sono puntati sul rinnovo delle commissioni di Sala Martorana, visto che il resto del sottogoverno ormai è stato assegnato. La prossima settimana le trattative entreranno nel vivo: Forza Italia conta tre presidenze, due Fratelli d’Italia, una a testa Lega e cuffariani.

L’eventuale riequilibrio sarà complicato, specie se a fare un sacrificio dovrà essere chi si sente già penalizzato in giunta, considerando anche che l’ipotesi rimpasto è stata al momento archiviata.


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