Via libera, finalmente l’articolo 37 dello Statuto autonomistico dell’Isola, sarà operativo. I forzieri di Sicilia sono quindi ufficialmente aperti ed ora s’attende il sonante soldo che le imprese verseranno a favore forse del reddito di dignità che i cinquestellati ed il governatore Crocetta, vorrebbero garantire ai meschini e “mischini” di Trinacria. Quante sono le imprese che verseranno il tributo? Ah, saperlo. Sappiamo d’altro verso, quante saranno le imprese che non verseranno il tributo, perché in terra di Sicilia, stando ai primi tre mesi del 2012 (dato Unioncamere Sicilia), hanno già chiuso 10.865 imprese. E non sono ben auguranti i dati sulla disoccupazione isolana, che secondo la Fondazione Curella, nel 2013 supererà la soglia del 20% (la previsione è contenuta nel 38esimo Report Sicilia, l’analisi previsionale sull’economia siciliana relativamente al secondo semestre 2012 e alle previsioni 2013 è realizzata da Di.S.Te Consulting). Per quanto riguarda la disoccupazione giovanile i numeri dicono invece che un giovane su due è senza lavoro (classifica Istat, che comprende i giovani dai 16 ai 24 anni), in sostanza, il 50% dei giovani siciliani è costretto all’ozio forzato (e speriamo abbiano almeno l’hobby della letteratura). E tutto questo, senza considerare le imprese che fuggono come lepri dallo Stivale (e quindi anche dalla Sicilia), infatti, stando ai dati, negli ultimi dieci anni, sarebbero 27.000 le aziende scappate all’estero, tra queste, anche quelle siciliane, come ad esempio Gruppo Moncada, azienda leader nel settore eolico, che negli ultimi tempi, ha licenziato numerose persone in loco e sta puntando dritto a Sud sì, ma in Africa.
Speriamo quindi, che tra questa marea di disoccupati, qualcuno riesca a far nascere nuove imprese. Però per tutte le imprese che resistono, questa dell’art. 37 è davvero una fantastica notizia e siamo sicuri che la macroregione del Nord, starà morendo d’invidia per questa novità autonomista. Resta il fatto, che questa opportunità dell’art. 37, non crea nuova ricchezza, semplicemente ridefinisce la distribuzione dei tributi e quindi che c’è di nuovo? La misura approvata, senza dubbio, ringalluzzisce l’orgoglio di una terra stuprata, ma con l’orgoglio non si canta messa e non si apparecchia la tavola. Sarebbe più utile e davvero autonomista, decidere di non far pagare le tasse alle imprese che abbiano la volontà ed il coraggio di investire in Sicilia, che fargliele pagare in cambio di non si sa bene cosa. Detto questo, da oggi, potremmo dire tutti che: è più bello pagare le tasse … in Sicilia.