PALERMO – Tensione alle stelle nel Pdl siciliano. Il fuori onda di Giuseppe Castiglione, trasmesso l’altroieri sera su La 7, agita le acque, solitamente fin troppo placide, del centrodestra. E se da una parte fa riemergere antiche inimicizie, che riportano alla memoria le spaccature del passato, dall’altro anticipa possibili schemi futuri, in vista della nascita della nuova Forza Italia che vede già a Roma contrapporsi falchi e colombe.
Castiglione, sottosegretario all’Agricoltura e co-coordinatore regionale del partito, parlando dell’eventuale decisione di Silvio Berlusconi di staccare la spina al governo Letta, ha lasciato intendere che lui e altri, tra cui i parlamentari siciliani Gibbino, Torrisi e Pagano, in quel caso sarebbero pronti a sostenere comunque l’esecutivo. Loro e altri. “Siamo assai”, ha detto il politico catanese pensando di non essere ripreso. Svelando così l’aria che tira dietro le quinte del Pdl siciliano. Aria che già si subodorava l’altroieri dal comunicato di Dore Misuraca, l’altro co-coordinatore del partito. ”Cui prodest? Perché creare lacerazioni interne al Popolo della Libertà – ha scritto ieri il parlamentare palermitano -, mettendo all’indice Angelino Alfano e coloro che hanno lavorato e continuano a lavorare per creare un’area moderata?”.
Ma in effetti, ad ascoltare le parole di Castiglione, non è sembrato che questi mancasse di lealtà ad Afano. Anzi. Se l’attuale vicepremier è leader del nuovo partito siamo tutti con lui, diceva Castiglione nel fuori onda. Ma se Forza Italia 2.0 diventa “un asset come Mediaset e il Milan”… Allora cambierebbe tutto. Nel primo pomeriggio di ieri lo stesso Castiglione ha dovuto fare pubblica ammenda con un comunicato in cui ribadiva la sua “assoluta” lealtà a Silvio Berlusconi e si diceva pronto ad accettare le decisioni del partito (e anche a rimettere i suo incarichi, se Silvio così vorrà). Ma “l’incidente”di Piazza Pulita alza il sipario su quanto da giorni i retroscenisti romani raccontano, ossia di genuini mal di pancia tra i berluscones, soprattutto tra le colombe che non condividono l’idea di far cadere il governo e che guardano con preoccupazione alla nuova Forza Italia che rischia di essere a immagine dei Verdini e delle Santanchè.
E nel “caso” Castiglione, un interrogativo politicamente molto interessante lo ha sollevato Gianfranco Miccichè, tornando a sparare ad alzo zero su Angelino Alfano. La fronda dei suoi fedelissimi siciliani, poi smentita almeno ufficialmente da Castiglione, è qualcosa che matura “alle spalle” del segretario o no? Alfano ieri è stato categorico: “Chi non segue la linea è fuori. La lealtà del gruppo degli eletti siciliani sarà completa”. Ma l’eterno rivale Miccichè non ha perso tempo per far sapere a tutti che lui propende per la seconda interpretazione. Malgrado la notoria e proverbiale fedeltà di Alfano alla causa di Berlusconi. Scrivendo sul suo blog a proposito del “fuori-onda mostruosamente imbarazzante” di Castiglione, altro suo nemico di vecchia data, Miccichè lo definisce “braccino destro di un VicePremier, pronto a ‘vendersi’ e sostenere un Governo composto da una maggioranza diversa, contro la volontà dello stesso Silvio Berlusconi”. Per Miccichè (che come Castiglione è sottosegretario del governo Letta), le frasi di Castiglione smascherebbero “le vere intenzioni del suo puparo, Alfano, pronto a pugnalare un Berlusconi in difficoltà pur di preservare la sua poltrona e i suoi privilegi”.
Non solo. Nel suo post, Miccichè non guarda solo ai veleni del passato. Ma chiosa con una sorta di endorsement che guarda al futuro: “Le critiche di ieri di Daniela Santanché – scrive il sottosegretario -, quelle critiche dure ma costruttive, rivolte proprio al Pdl degli Alfano, dei Castiglione e dei Firrarello, i primi responsabili del fallimento del Pdl, mi fanno sperare che sia infine giunto il momento di tornare al futuro”.
Il passaggio è significativo. La prospettiva è quella della nascita della nuova Forza Italia. Brand che a Miccichè, l’uomo del 61 a 0, sta certamente a cuore. Se nel nuovo partito i “falchi”, ossia l’anima più aggressiva incarnata mediaticamente proprio da Daniela Santanchè, prevarranno, i berluscones siciliani superstiti, tutti di strettissimo rito alfaniano, e quindi ascrivibili al partito delle colombe, si troveranno in una posizione scomoda. E vista anche la penuria di “falchi” in terra sicula, Miccichè sembra prendere la rincorsa per candidarsi a diventare il naturale punto di riferimento nell’Isola di quell’area.
Insomma, anche in Sicilia si è aperta la sfida tra falchi e colombe in vista della nascita di Forza Italia 2.0. E dopo l’inciampo di Castiglione, il partito dei rapaci guadagna più di un punto nella partita.