PALERMO – L’impegno a costruire un mondo migliore, la lotta all’indifferenza, un pensiero rivolto a chi si sente solo ed emarginato, ai precari e ai disoccupati, a Lampedusa e alle sue tragedie, e l’impegno a costruire una Palermo migliore sull’esempio di don Pino Puglisi. C’è questo e tanto altro nelle parole dell’arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo, risuonate oggi nell’atrio di Palazzo delle Aquile per la tradizionale Messa di inizio anno. Una celebrazione conclusasi con l’offerta floreale fatta dai Vigili del fuoco alla statua di Santa Rosalia posta in cima alla facciata.
Un appuntamento diventato, col tempo, anche attrattiva turistica ma che il cardinale ha utilizzato per richiamare le autorità alle proprie responsabilità, specie nei confronti di chi soffre. “Il Santo Padre ha denunciato con forza, proprio a Lampedusa, quella globalizzazione dell’indifferenza che ci fa lentamente abituare alla sofferenza dell’altro, chiudendoci in noi stessi e ripiegandoci nei nostri egoismi”, ha detto l’alto prelato a una platea composto da semplici cittadini e autorità: da quelle militari a quelle civili come il sindaco Leoluca Orlando, il vice Cesare Lapiana, gli assessori Francesco Giambrone e Marco Di Marco, il presidente di Sala delle Lapidi Totò Orlando, alcuni presidenti di circoscrizione e consiglieri comunali, il questore Maria Rosaria Maiorino, il prefetto Francesca Cannizzo, il rettore dell’università Roberto Lagalla, il presidente della Camera di Commercio Roberto Helg e l’assessore all’Urbanistica del comune di Firenze.
“I più forti, i più capaci, i più fortunati hanno il dovere di venire incontro alle necessità dei più deboli, lungo tre linee: solidarietà, giustizia sociale, carità universale – ha continuato il cardinale – perché si promuova un mondo più umano per tutti, un mondo nel quale tutti abbiano qualcosa da dare e da ricevere, senza che il progresso degli uni costituisca un ostacolo allo sviluppo degli altri”. Ma l’alto prelato ha posto l’attenzione anche sulla figura di don Pino Puglisi, nota positiva di un 2013 in chiaroscuro per Palermo: “Don Puglisi resta a fianco di questa città e tutti insieme possiamo ridare splendore a Palermo e alla Sicilia. A Brancaccio non c’erano molte speranze, eppure oggi i frutti di don Pino sono visibili qui come all’estero. Dobbiamo avere il cuore pieno di speranze e augurarci il meglio per il 2014. Il Santo Padre ha elogiato la bellezza di Roma, ma anche sottolineato il contrasto con i suoi tenti problemi. Anche Palermo è una città bella, ricca di storia e tesori d’arte ma con i suoi problemi”.
L’arcivescovo ha poi invocato maggiore giustizia sociale: “Nei conflitti sociali solo la fraternità è rimedio alla corruzione, al crimine organizzato, al traffico di droga, alla schiavitù, al traffico di esseri umani e alla prostituzione e a quelle forme di guerra economica e finanziaria che distruggono la vita, le famiglie, e gli affari”. E, nella benedizione finale, un ricordo degli ultimi: “Il Papa ci dice che la mancanza di lavoro è un’offesa alla dignità dell’uomo. Il mio ricordo va ai palermitani, agli anziani, agli ammalati, alle mamme, a chi ha perduto il lavoro, a chi ha lasciato questa città, ai precari, ai dimenticati e agli emarginati, a chi non vede più un futuro o ha perso la speranza”.