PALERMO – Un terzo del Parlamento sotto inchiesta e un plotone di ex deputati indagati. Ce ne sarebbe abbastanza per dare sfogo al classico repertorio anticasta e bollare l’Assemblea regionale come un parlamento di inquisiti, e invece al telefono Giancarlo Cancelleri ha poca voglia di sparare sui colleghi deputati rimasti coinvolti nell’inchiesta sulle spese dei gruppi parlamentari. “Resta l’amaro in bocca, è una situazione che non fa piacere a nessuno”, dice. Toni pacati, nessuna condanna “perchè per quelle ci sono i processi”, ma dal capogruppo del Movimento cinque stelle a Sala d’Ercole arriva comunque una richiesta che punta al cuore di Palazzo dei Normanni: “Chi, tra gli indagati, ricopre cariche importanti all’interno dell’Ars le abbandoni”.
Che aria tira in Assemblea in questi giorni?
“Un’aria molto pesante. All’indomani dell’approvazione della Finanziaria c’era il deserto, il ‘fuori tutti’. Un clima che in questi giorni non si è sopito. Le bordate tra Crocetta e Ardizzone, aggiunte agli interventi dei deputati nazionali, hanno poi contribuito a rendere il clima ancora più teso”.
Voi del Movimento cinque stelle potreste avere gioco facile e sparare a zero sul Parlamento.
“Un minimo di orgoglio viene fuori, perchè siamo gli unici a non essere stati sfiorati da queste vicende, ma è una storia che non fa piacere a nessuno, neanche a noi. Casi come questo sono scoppiati in tutta Italia e nessuno può dire che la Sicilia sia peggiore delle altre regioni, ma di certo resta l’amaro in bocca. La verità è che non c’e mai stata nessuna voglia di mettere regole serie alla gestione dei soldi pubblici affidati ai gruppi. Ma questi fenomeni stanno finendo. Da quest’anno c’è un metodo serio di rendicontazione dei bilanci dei gruppi, che devono essere consegnati agli uffici e passare il vaglio della Corte dei conti”.
C’è chi ha alzato il dito anche contro di voi, per il numero di collaboratori assunti dal vostro gruppo parlamentare.
“Abbiamo assunto 29 persone che lavorano tantissimo e ci sono di grande aiuto nell’elaborazione delle proposte di legge. Il rapporto con il numero dei nostri deputati è di due collaboratori per ogni parlamentare. Ci sono gruppi come il Pd che a fronte di 19 parlamentari hanno 60 collaboratori, mentre l’Udc ne ha 34. I nostri collaboratori, inoltre, lavorano tutti a Palermo e non certo nelle segreterie di partito”.
Vi aspettate un segnale da quei deputati finiti sotto inchiesta?
“La giustizia deve fare il suo corso e non bisogna arrivare a sentenze affrettate. Colpevolezze e innocenze verranno decise dai giudici. Non chiediamo dimissioni dalla carica di deputati, ma chi ricopre cariche istituzionali di un certo rilievo all’interno dell’Ars dovrebbe fare un passo indietro dall’incarico”.
E’ una richiesta che vale anche per Ardizzone?
“Certo, dovrebbero autosospendersi in attesa di un pronunciamento da parte della magistratura. La posizione di Ardizzone è la più ostica: è il più alto esponente del Parlamento e per l’Ars non è il massimo avere un presidente indagato. Sarebbe un atto di rispetto nei confronti del Parlamento e dei cittadini. Ma lo stesso invito rivolgo a Dina, Cracolici, Digiacomo e Marziano. Lascino momentaneamente le presidenze delle commissioni”.
In questo clima è stata comunque varata la Finanziaria.
“E’ un testo che ha dato qualche piccola risposta, ma restiamo comunque critici sull’operato di un presidente che non ha maggioranza”.
Prevede nuove difficoltà d’Aula per l’Esecutivo?
“Le dichiarazioni seguite all’inchiesta dei magistrati non hanno di certo aiutato. Crocetta non può tirarsi fuori dal mazzo e giudicare gli altri dall’esterno. Molti di quei nomi finiti sotto inchiesta appartengono alla sua maggioranza. Sono convinto che i prossimi provvedimenti firmati dal governo, una volta giunti in aula, salteranno”.