PALERMO – Architetti, ingegneri, imprenditori. La discarica di Falsomiele era il punto di riferimento per decine di clienti che avevano un solo obiettivo: risparmiare sui costi dello smaltimento dei rifiuti.
Le intercettazioni che hanno portato all’arresto di tre persone (Salvatore Ribaudo, il figlio Claudio, e Francesco Ginex ai domiciliari) e all’imposizione del divieto di mora per una quarta indagata, Veronica Ribadudo, anche lei figlia di Salvatore, svelano che in tanti sapevano che a Falsomiele si lavorava senza rispettare le regole che tutelano l’ambiente.
Un lavoro sporco ma redditizio. Sporco, ma anche pericoloso visto che lo stesso Salvatore Ribaudo si vantava con la moglie del suo essere uno “antico”. Insomma, uno che non si tirava indietro pur di tutelare il figlio Claudio: “Ci vado io, perché è pericoloso là, hai capito?… ma vedi che io sono antico… le cose più pericolose le faccio io, se muoio, muoio io” a tale Pino che lo contattava da un’utenza intestata alla Provincia regionale di Palermo per commissionargli un lavoro. Lavoro per il quale Ribaudo coinvolgeva il figlio Claudio: “Passi da là, glielo ritiri e lo scarichi a cinquanta metri e glielo rimetti là”. Un metodo sbrigativo, dicono i carabinieri, per svuotare uno scarrabile all’angolo di chissà quale strada purché fosse lontano da occhi indiscreti.
E che tutto si svolgesse senza regole lo confermerebbe la conversazione fra Ribaudo e una donna che lo seguiva dal punto di vista amministrativo-contabile. Quest’ultima cercava di fare capire all’imprenditore che la normativa era cambiata: “Salvatore ti comunico che hanno rimesso il Mud per gli autotrasportatori… ti ricordi che per due anni non c’è stato?”. Ribaudo cadeva dalle nuvole: “il Mud cosa sarebbe?”. “La dichiarazione ambientale”. “… e che fa?”. “Mi fai morire, poi ne parliamo di presenza”, diceva la donna. Ridendo.
Eppure Ribaudo sapeva benissimo, sostengono gli investigatori, che la sua attività fosse fuorilegge. E lo avevano pure fiutato alcuni clienti. Come l’architetto che lo chiamò per spiegargli che “mi è arrivata la voce… ma io devo parlarne con lei… che i miei cassoni non vengono portati in discarica e io non ho i modulari”.
Quando scattarono i controlli nella discarica di Falsomiele, che venne sequestrata, Ribaudo iniziò a chiamare alcuni clienti per sistemare le cose. “Non è che tu puoi avvicinare al rifornimento di benzina che ti devo dire una cosa”, diceva ad una donna.
E così il prossimo passaggio investigativo dei carabinieri del Comando provinciale e della compagnia di Piazza verdi sarà quello di rintracciare tutti i clienti citati nelle intercettazioni per scoprire chi fra di loro sarebbe stato raggirato da Ribaudo e chi si sarebbe rivolto a lui per risparmiare pur sapendo che stava violando le regole.