PALERMO – Alla fine, la sospensione scatta per quella che tutto sommato è un’inezia, la falsa attestazione a un pubblico ufficiale. Ma l’ordinanza con la quale il gip Giovanni Francolini ha deciso di sollevare per due mesi Angelo Pizzuto dal vertice dell’Ente Parco delle Madonie è un durissimo atto d’accusa contro il funzionario, accusato pubblicamente dal presidente della Regione Rosario Crocetta di avere usato i soldi della Regione per il viaggio in Canada di quattro rappresentanti del Parco, poi “riabilitato” dal Cga e oggi di nuovo sotto accusa.
Il caso scoppia in piena estate. È il 5 luglio, e Crocetta convoca una conferenza stampa subito aver presentato un esposto in Procura per un’“appropriazione indebita”, appunto quel viaggio in Canada, e annuncia la rimozione di Pizzuto. Il diretto interessato, che si difende dicendo di non essere andato in Nord America, a quel punto presenta però una richiesta di sospensiva, che dopo essere stata bocciata dal Tar viene accolta dal Cga. E torna in sella.
Ora la nuova sospensione. Nata proprio dall’indagine scaturita dall’esposto di Crocetta, condotta dal pm Daniele Paci e valutata dal gip Francolini. Il “congelamento” scatta per due mesi e, appunto, per le false attestazioni: cioè per l’accusa rivolta a Pizzuto di aver falsificato il curriculum per diventare dirigente alla Regione. Nel documento presentato il 21 ottobre 2010, subito prima di diventare capo di gabinetto vicario dell’assessorato al Territorio, infatti, Pizzuto avrebbe scritto di essersi laureato nel 1992 a Palermo e di essere stato docente dell’ateneo palermitano dal 2008 al 2010. Due circostanze che, secondo Francolini, sono entrambe false.
La vicenda più singolare è quella legata alla docenza. I magistrati, infatti, hanno sentito Vittoria Di Bella, che per l’ateneo si occupa dei contratti e che a verbale ha spiegato: “Nel 2008 Pizzuto Angelo è stato invitato, nel corso di una lezione tenuta presso la facoltà di economia, come relatore esterno senza alcuna retribuzione per raccontare la propria esperienza di imprenditore esperto di inport ed export. Dopo quell’episodio il predetto non ha avuto altri rapporti con l’università”.
Più complessa la questione della laurea. Pizzuto – che nella stessa inchiesta è accusato di truffa per il viaggio in Nord America – non ha riconosciuto la propria firma sul curriculum, ma solo quella sulla lettera che lo accompagnava. Fatto sta, però, che secondo i magistrati Pizzuto si è iscritto all’università nell’anno accademico 1986/1987 ed è decaduto 8 anni dopo per non aver sostenuto un solo esame.
Su questo punto, però, Pizzuto si è successivamente corretto: la laurea, ha spiegato il 7 agosto ai pm, è stato conseguita non a Palermo, ma negli Stati Uniti, alla Lasalle University della Louisiana. Anche questo elemento, però, per i magistrati non sana la sua posizione: “I titoli accademici conseguiti all’estero – annota Francolini – non hanno alcun valore legale. Il riconoscimento richiede un apposito provvedimento della pubblica amministrazione competente. Un provvedimento di tal fatta non risulta essere stato mai emesso”. Insomma, quanto basta al gip per dare ragione a Crocetta. E per decapitare ancora una volta il Parco delle Madonie.
Più duro l’atto d’accusa sulla presunta truffa. Pizzuto si è difeso dicendo di non aver preso parte al viaggio e in effetti in Canada non c’era, ma per i magistrati è stato lui ad organizzare tutto. A provarlo sarebbero alcune mail partite dall’indirizzo di Pizzuto, che all’epoca era anche capo di gabinetto dell’assessorato al Territorio, e inviate alla Camera di commercio italo-canadese. Mail con le quali sarebbe stata confermata l’intenzione della Regione di pagare i biglietti. Un “raggiro”, a giudizio dei pm, che avrebbe procurato un ingiusto profitto all’Ente Parco, e quindi indirettamente a Pizzuto che lo guidava. Di più: “Le indagini svolte – scrivono i magistrati – hanno consentito di escludere che presso l’assessorato Territorio e Ambiente, la ragioneria di quell’assessorato o la ragioneria generale della Regione siciliana vi fosse traccia delle fatture emesse dall’ente canadese. Deve dunque ritenersi che il Pizzuto abbia distrutto le fatture trasmesse dalla Camera di commercio”. Questa vicenda, però, al momento non porta conseguenze. L’inchiesta – quella penale – è solo agli inizi.
Ecco la replica dei legali di Pizzuto, gli avvocati Roberto Tricoli e Raffaella Geraci: “La richiesta di interdizione avanzata dall’ufficio del pubblico ministero e’ stata rigettata dal gip sotto ogni fronte: l’ordinanza è basata su una ipotesi di accusa che riguarda un curriculum presuntivamente sottoscritto dal dottore Pizzuto nel 2010 e non avente alcuna natura fidefacente, così come dall’ufficio del pubblico ministero ritenuto, dato che il Gip ha dovuto modificare il titolo di reato per l’applicazione della misura interdittiva. Il titolo di reato non ha, in ogni caso, alcuna influenza sull’attività di presidente del Parco delle Madonie poiché riguarda il ruolo di vice capo di gabinetto precario dell’assessorato Territorio e Ambiente ricoperto nel 2010 da Pizzuto. Domani presenteremo appello al Tribunale della libertà per l’affermazione della verità e del diritto”.