PALERMO – Il presidente Crocetta aveva parlato chiaro: “Il Cerisdi – disse meno di un anno fa – è uno dei classici enti mangiasoldi che avrei chiuso subito e che l’aula ha salvato. E’ la duplicazione di tante altre cose ed è l’ora di smetterla di finanziare enti solo per mantenere una parte della casta”.
Il presidente lo aveva detto, del resto. Uno degli innumerevoli annunci rimasti tristemente sui taccuini dei cronisti. Perché il Cerisdi non solo non lascia, ma “raddoppia”. E scatena la reazione, tra gli altri, del Movimento cinque stelle: “Nella Sicilia che muore c’è anche chi risorge: il Cerisdi, ad esempio, che da ‘ente mangiasoldi e da sopprimere’ diventa improvvisamente meritorio e torna a battere cassa da mamma Regione” . Già, perché il Centro studi riesce a “strappare”, intorno alle quattro del mattino di lunedì, persino un “magico” rabbocco al finanziamento: dai 200 mila euro previsti dal governo nella prima stesura della Finanziaria, si “sale” a 380 mila euro.
“Quell’ente mangiasoldi va chiuso”, aveva del resto promesso Crocetta. E la risurrezione del Cerisdi, ente “da chiudere”, “da liquidare”, da “commissariare” dopo il polemico addio dell’ex presidente Elio Cardinale e poi affidato al nuovo presidente Salvatore Parlagreco, direttore responsabile del quotidiano Siciliainformazioni, è solo il simbolo della resurrezione di quella tabella delle prebende e dei regali che il governatore – eccola un’altra delle promesse non mantenute – aveva giurato di sopprimere.
Ma quando mai. Sono tutti lì. O quasi. Tolti di mezzo, infatti, enti e Fondazioni non così amiche, ecco spuntare di tutto. Tra l’articolo 28 della Finanziaria e il cosiddetto allegato uno. “Il naso di Crocetta – attaccano anche i deputati della Lista Musumeci – si allunga ogni giorno di più. L’ultima bugia quella che ogni deputato, anche quest’anno, sia stato ‘padrino’ di un contributo nella famigerata ex Tabella H. Il governatore – aggiungono – dovrebbe smetterla di sparare nel mucchio. Se ha il coraggio, Crocetta faccia nomi e i cognomi dei singoli deputati che continuano a battere cassa”.
E davvero nella Finanziaria trovi di tutto. Perché all’articolo 28 della manovra il presidente della Regione ha deciso – già, la responsabilità è soprattutto del governo, considerato che quella ‘riscrittura’ della norma è affidata, appunto, a un ‘maxiemendamento’ governativo – di inserire “enti o soggetti giuridici meritevoli del sostegno della Regione”. Sulla base di quali criteri e quali valutazioni ancora non è dato sapere. Visto che, appunto, figurano enti “per nulla meritevoli” stando alle stesse recenti parole del presidente e non figurano soggetti, invece, valutati come “meritori” dalla stessa Regione in occasione, ad esempio, della pubblicazione dei bandi per i contributi per il settore dei Beni culturali. Tra gli altri, l’Istituto Gramsci, l’Officina di studi medievali, il Centro studi filologici e linguistici, la Fondazione Buttitta e la Fondazione Sciascia.
Loro, invece, insieme a tanti altri, non sono “degni” di entrare in quell’elenco. Chi sono allora i “meritevoli” per il presidente della Regione? Certamente, esistono enti che svolgono funzioni delicatissime e importanti. Come quella della cura dei disabili. Ma la lista dei “prescelti” dal governo è lunga. E si dipana, appunto, tra l’articolo 28 della Finanziaria e la tabella allegata alla manovra.
Nalla riscrittura dell’articolo 28, piovuta in commissione bilancio nel cuore della notte, oltre, come accennato, a qualche miracolosa lievitazione dei contributi, ecco persino qualche “new entry”. Mezzo milione di euro è stato destinato alla Fondazione banco alimentare, 198 mila euro per la Pontificia facoltà teologica e 142 mila euro per lo Studio teologico San Paolo, 400 mila euro per la fondazione Whitaker e 150 mila euro per l’Ente luglio trapanese. Oltre a quello per il Cerisdi crescono nella notte (ma lievemente) i contributi per gli enti che si occupano di sostegno ai non vedenti, e quelli per teatri privati.
E ancora, ecco 1,9 milioni per l’Associazione allevatori, 1,5 milioni per l’Unione italiana chiechi, 600 mila euro per i Centro Hellen Keller, 1,7 milioni per la Stamperia Braille, 252 mila euro vanno ai Consorzi di comuni per la “valorizzazione” dei beni confiscati, 225 mila alle Università e agli istituti astronomici e geofisici per il funzionamento e 143 mila per le attività sportive. Un milione è stato stanziato per i “comandati” della Sanità, mentre 855 mila euro saranno destinati ai teatri privati e 495 mila euro alle associazioni concertistiche. Escono dall’articolato anche enti come la Fiumara d’Arte (Antonio Presti aveva detto di rifiutare quei contributi), l’autodromo di Pergusa, il Brass group, la Fondazione Falcone. Per loro non era rimasto più un euro.
E oltre all’articolo 28, come detto, ecco il famigerato “allegato 1”, nella scorsa finanziaria oggetto di una mega-impugnativa del Commissario dello Stato che ha gettato nello sconforto mezza Sicilia. In quell’elenco di voci di spesa, infatti, figurano anche enti regionali che danno lavoro a migliaia di siciliani. Ma non solo.
Da quel lunghissimo elenco spuntano così 1,7 milioni per l’Istituto ciechi “Florio e Salamone”, 189 mila euro per l’istituto “Ardizzone Gioeni” di Catania. Sale il contributo per la Kore di Enna (da un milione a quasi un milione e mezzo) Scende ancora un po’ rispetto alla vecchia Finanziaria anche il contributo per gli Ersu (14,9 milioni di euro), per gli specializzandi in medicina (13,5 milioni) e di molto (da 4,8 a 3,6 milioni) i finanziamenti per i Consorzi universitari. Alla fondazione Fulvio Frisone vanno 136 mila euro (erano 100 mila nella manovra-bis). Raddoppiati invece, rispetto alla vecchia manovra, i finanziamenti per l’Istituto Vite e Vino (da 1,8 a 3,5 milioni) e per il funzionamento degli enti parco (da 710 mila a 1,35 milioni). Incrementati leggermente i fondi per l’Istituto di incremento ippico di Catania (1,8 milioni) e quelli per il Corfilac (1,6 milioni), per l’istituto zootecnico (2,1 milioni). Arrivano anche i finanziamenti per Taormina arte (in crescita, 907 mila euro) e per le Orestiadi di Gibellina (363 mila euro) e l’Istituto nazionale del dramma antico (691 mila euro).
Scendono, rispetto alla manovra-bis, gli stanziamenti per la lotta alla mafia: da 519 a 469 mila euro quelli destinati alle associazioni antiracket, da 124 a 112 mila i contributi per il sostegno agli orfani delle vittime di mafia, da 299 a 274 mila per l’assunzione dei familiari delle vittime di mafia, da 80 a 73 mila gli indennizzi “una tantum”, da 180 a 164 mila la somma per il Fondo per le parti civili nei processi contro la mafia e da 509 a 459 mila gli sgravi fiscali per gli imprenditori che denunciano il pizzo. Scendono insomma le somme destinate all’antimafia. Anche quei soldi tornano buoni per far “risorgere” enti e prebende. Per la resurrezione della tabella H.