Sicilia, dialogo con Roma sul Collegato alla Finanziaria

Partita a scacchi Palermo-Roma sul Collegato, ‘ballano’ 80 milioni di euro

Trenta norme a rischio impugnativa, avviato il confronto

PALERMO – Il governatore Renato Schifani mette in campo la “interlocuzione istituzionale e personale” con Roma, l’assessore all’Economia Marco Falcone dice che alcune norme saranno difese ma ammette anche che “su altre” dovranno essere fatte “nuove valutazioni”. Tra Palermo e Roma, quindi, si apre una nuova partita a scacchi: quella del Collegato, che fu votato dall’Ars contestualmente alla Finanziaria e al bilancio. Trenta di quelle 141 norme sono finite sotto la lente d’ingrandimento del ministero dell’Economia e delle finanze: sono a rischio incostituzionalità e Palazzo Chigi potrebbe bocciarle nel suo prossimo esame della legge. Non sono tutte norme di spesa diretta, ma quelle che lo sono muovono oltre 80,5 milioni di euro in tre anni. A queste vanno ad aggiungere disposizioni come quella sugli aumenti delle rette nelle Rsa, o quella che alza il budget delle Asp per le assunzioni, che non hanno una quantificazione immediata nel testo.

Le osservazioni del Mef alla Regione

La lettera del Mef è partita il 5 marzo all’indirizzo della Regione. All’interno si evidenziano i trenta articoli sui quali Roma chiede chiarimenti per evitare una nuova impugnativa da parte del Consiglio dei ministri. Il documento di 13 pagine porta la firma del Ragioniere generale dello Stato, Biagio Mazzotta, e passa in rassegna diverse norme che in un primo momento erano parte integrante della Finanziaria. L’evoluzione del dibattito in aula, alla fine, portò allo stralcio. Schifani, che martedì ha convocato a Palazzo d’Orleans una riunione con il ragioniere generale Ignazio Tozzo e con il capo di gabinetto della presidenza della Regione Salvatore Sammartano, ha voluto analizzare punto per punto i rilievi effettuati dal governo nazionale alle norme del Collegato e lo stesso ha fatto con i due articoli della legge di stabilità impugnati dal Cdm. “Un confronto utile”, ha affermato il governatore che punta a “fornire tutti gli elementi necessari a superare le criticità indicate”.

La corsa per salvare le norme del Collegato

In cima alle priorità di Palazzo d’Orleans c’è il salvataggio delle norme che riguardano le indennità per i medici nelle zone periferiche e quelle di contrasto alla dipendenza da crack. Le prime pesano per dieci milioni di euro, le seconde per quasi un milione di euro. L’articolo che punta a scongiurare la fuga dei medici dagli ospedali di periferia che non ricadono nelle tre Città metropolitane è il numero 42: prevede un incentivo straordinario che può arrivare fino a 18mila euro lordi all’anno “per garantire la funzionalità dei presidi ospedalieri con maggiore carenze d’organico”. L’incentivo viene previsto per tutti i “medici in servizio”, senza distinzione tra i “contrattualizzati” e quelli con un rapporto “convenzionale”. Nel caso dei camici bianchi contrattualizzati, però, l’incentivo, secondo il Mef, non sarebbe compatibile con l’attuale sistema di determinazione degli stipendi perché “fuori dalla contrattazione nazionale e da quella integrativa”. La norma, inoltre, violerebbe le prerogative dello Stato in materia di contratti collettivi. A rischio anche i 13 milioni di euro per gli interventi di edilizia residenziale universitaria previsti nel Collegato.

Le norme su agricoltura e zootecnia

Tra le norme a rischio ci sono anche quelle di sostegno all’agricoltura e alla zootecnia, contenute negli articoli 86 e 87. Schifani e Falcone dovranno lottare per non perdere la possibilità di finanziare con 12,5 milioni di euro annui nel biennio 2024-2025 la lotta alla ‘Plasmopara viticola’, che causa la peronospora, l’incubo dei viticultori. In ballo anche il fondo di garanzia da cinque milioni di euro per il 2024, da istituire presso l’Irfis, che consentirebbe alle imprese agricole e zootecniche di accedere alle anticipazioni finanziarie rispetto ai contributi comunitari ottenuti. “Al riguardo non si hanno elementi per valutare l’effettiva disponibilità delle risorse indicate e pertanto si ritiene opportuno acquisire chiarimenti da parte della Regione”, scrive lapidario il Mef. Stesso film anche per il milione di euro che il Collegato indirizza a favore dello stesso Irfis affinché recluti nel triennio 2024-2026 dei professionisti da una short list “per il rafforzamento della propria struttura operativa”.

Airgest e Sicilia Digitale

Dubbi da parte di Roma anche sui 4,2 milioni di euro destinati alla ricapitalizzazione di Airgest, società che gestisce l’aeroporto di Trapani, e sugli 800mila euro destinati alla partecipata regionale Sicilia Digitale. Per Roma il termine “ricapitalizzazione” rievoca perdite di bilancio che dovrebbero essere ricoperte con capitali pubblici ed è per questo che il ministero chiede alla Regione dei chiarimenti “al fine di escludere – si legge – una violazione del principio della sana gestione finanziaria”.

Il Cancer Center e la Fondazione Rinascita Belice

Nella black list del ministero dell’Economia finisce anche la norma del Collegato che crea un Cancer Center a Catania, presso l’ospedale Garibaldi. “La Sicilia è sottoposta al Piano di rientro sanitario – ricorda il Mef -, pertanto ogni intervento in quest’ambito deve essere preventivamente comunicato al tavoli tecnici di verifica”. A rischio, infine, anche la norma che “istituisce” la Fondazione Rinascita Belice al costo di 485mila euro. “Un linguaggio atecnico e non giuridicamente corretto” segnalano da Roma. “Costituire”, secondo il Mef, sarebbe stato il verbo corretto da usare per una Fondazione. L’ostacolo reale, però, è costituito dal fatto che non sia stata delineata “l’esatta destinazione delle risorse” assegnate. La legge, infine, non ha previsto alcuna “dotazione patrimoniale” per la Fondazione.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI