PALERMO – Una convocazione che segna la svolta nell’inchiesta sul “Piano giovani”. E’ pronta la convocazione di Anna Rosa Corsello al Palazzo di giustizia di Palermo. Non sappiamo quando, ma si dovrà presentare accompagnata dal suo avvocato. Questo vuol dire dire che i pubblici ministeri hanno deciso di iscrivere l’ex dirigente generale della Formazione professionale nel registro degli indagati.
Il fascicolo aperto dal procuratore aggiunto aggiunto Dino Petralia, dunque, partito come “conoscitivo”è passato “a carico di noti” con l’ipotesi di abuso d’ufficio. Una svolta per la Procura, ma attesa probabilmente dalla stessa Corsello. Se da un lato, infatti, l’aggiunto Petralia e il sostituto Piero Padova, al termine di un mese di ricognizione, hanno ritenuto che ci siano i margini per andare ancora più a fondo nella vicenda, dall’altro la Corsello avrà la possibilità di raccontare la sua versione ai pubblici ministeri. Lo farà non in qualità di persona informata sui fatti, come accaduto agli assessori alla Formazione Nelli Scilabra e al Lavoro Giuseppe Bruno, ma come indagata. Indiscrezioni vogliono che l’invito sia pronto a partire.
Tutti i segnali fin qui raccolti confermerebbero che la Corsello ha una gran voglia di confrontarsi con i magistrati. Lo dimostra, soprattutto, la scelta di fare certificare alla Questura l’esistenza di una lista di sms ricevuti dalla Scilabra, o a persone a lei vicine, nei giorni del fallimentare click day. A proposito della Scilabra, oggi sappiamo che il giovane assessore è stato sentito due volte negli uffici della sezione reati contro la Pubblica amministrazione della Squadra mobile, a cui la Procura ha delegato le indagini. La prima volta, il 21 agosto, i cronisti erano stati dribblati con la decisione di convocare l’assessore negli uffici della polizia e non al Palazzo di giustizia. La seconda audizione, di qualche giorno successiva, è stata ancora più riservata visto che finora era rimasta confinata nel segreto istruttorio.
Lo scontro durissimo fra l’assessore e la dirigente è stato e sarà al centro delle indagini. La prima ha individuato nella seconda uno dei principali ostacoli al mandato “rivoluzionario” ricevuto dal governatore Rosario Crocetta. L’avrebbe indicata come uno dei simboli della vecchia gestione della Formazione, addebitandole le colpe principali del fallimento del click day, quando la piattaforma per la registrazione dei ragazzi a caccia di un posto negli stage formativi andò in tilt. La Scilabra in un comunicato ufficiale parlò di “piena disponibilità alla magistratura per chiarire i tratti di una vicenda piuttosto torbida. Abbiamo iniziato a ricostruire fatti e circostanze e continueremo nelle prossime settimane”. E ha fornito il suo punto in due interrogatori, nel corso delle quali è stata comunque pungolata da magistrati e poliziotti.
Dal canto suo la Corsello, in audizione all’Ars, ha rimarcato che l’assessore non solo conosceva tutti i dettagli del “Piano giovani”, ma ne sarebbe stata responsabile. A cominciare dagli affidamenti diretti su cui si concentrano le maggiori attenzioni dei magistrati: circa 500 mila euro assegnati alla società Genovese Ett per gestire la piattaforma informatica – la stessa piattaforma andata in tilt -, 5 milioni di euro assegnati, anche questi senza gara, a Italia Lavoro per elaborare i dati dei tirocinanti e fornire assistenza ai centri regionali per l’impiego.
“Gli affidamenti sono atti puramente gestionali – si era difeso l’assessore Scilabra in commissione – decisi e voluti da Anna Rosa Corsello. Non mi sono mai occupata di aspetti di quel tipo. A me interessava che il Piano giovani funzionasse”. Gli sms della Corsello potrebbero fornire ulteriori spunti. Ecco perché il dirigente regionale aveva chiesto di essere ascoltata.
A Live Sicilia l’ormai ex dirigente generale dei dipartimenti Lavoro e Formazione dichiara: “Quelle che ho letto sono indiscrezioni, che rimangono tali. Non ho ricevuto alcuna convocazione, ma anzi ho richiesto di essere sentita. Quando ciò accadrà – aggiunge la Corsello – avrò finalmente l’occasione di rappresentare nelle sedi competenti come si sono svolti i fatti, poi sarà la magistratura a valutare”.