Il 7 ottobre del 1986, all’età di appena undici anni, moriva Claudio Domino, ucciso con un colpo alla testa sparato da un killer in sella a una moto. Un omicidio avvenuto mentre il maxiprocesso alla mafia era in pieno corso a Palermo. Tanto che il mafioso Giovanni Bontade, da dietro le sbarre, fece un proclama prendendo le distanze dall’assassinio: “Siamo uomini, abbiamo figli, comprendiamo il dolore della famiglia Domino. Rifiutiamo l’ipotesi che un atto di simile barbarie ci possa sfiorare”. La frase di Giovanni Bontande conferma l’esistenza di un’associazione mafiosa unitaria. A distanza di oltre 20 anni, Giovanni Li Causi (della borgata di San Lorenzo), uno dei presunti uomini d’onore della cosca, in un’intercettazione del 23 settembre 2011, rivela che il piccolo Claudio Domino “ha guardato una cosa che non doveva guardare”.
Una conferma a quanto sostenuto dai pentiti Giovan Battista Ferrante e Francesco Paolo Onorato. Secondo le loro dichiarazioni, Cosa nostra, dopo l’omicidio, si sarebbe mossa per individuare ed eliminare i colpevoli. Così sarebbe stato eliminato Salvatore Graffagnino, un piccolo pregiudicato del rione San Lorenzo, perchè si sostiene che il bambino abbia visto sua madre in sua compagnia. Graffagnino è sparito dalla circolazione un mese dopo l’omicidio del bambino.