PALERMO – Le denunce degli enti di formazione hanno fatto scattare l’inchiesta della Procura della Repubblica sui cosiddetti extrabudget. Anna Rosa Corsello, ex dirigente generale del dipartimento alla Formazione professionale, e l’attuale dirigente del Servizio gestione della Formazione professionale, Michele La Cagnina., sono indagati per abuso d’ufficio.
Un atto dovuto, per la verità. La settimana scorsa la Corsello è stata interrogata dai pubblici ministeri Pierangelo Padova e Luca Battinieri. All’inizio era previsto un confronto fra i due indagati. Al quale, però, i pm hanno deciso di rinunciare all’ultimo istante, quando entrambi erano già stati convocati al Palazzo di giustizia. Evidentemente, alla luce delle dichiarazioni della Corsello, il confronto non è stato più ritenuto necessario.
Al centro dell’indagine ci sono i cosiddetti extrabudget della Formazione. Negli anni passati era abitudine concedere agli enti di Formazione le cosiddette “integrazioni”. Somme che si aggiungevano a quelle previste inizialmente dal Piano dell’offerta formativa regionale. Quelle “integrazioni”, però, come ha sottolineato recentemente la Corte dei conti, sono illegittime. L’indagine dei pubblici ministeri contabili è sfociata in una raffica di condanne inflitte a burocrati e amministratori. La Corte dei Conti ha condannato in primo grado per il presunto danno erariale l’attuale segretario generale Patrizia Monterosso (a 1,3 milioni), l’ex governatore Raffaele Lombardo (220 mila euro) e un gruppo di ex assessori: Santi Formica (dovrà restituire 379 mila euro), Carmelo Incardona (830 mila euro), Luigi Gentile (224 mila euro), la dirigente Alessandra Russo (378 mila euro), Maria Carmela Di Bartolo (474 mila euro), Salvatore di Francesca (108 mila euro) e l’ex dirigente del servizio Rendicontazione, Nino Emanuele (365 mila euro).
Nelle more della sentenza la Regione aveva avviato le “compensazioni”. La Corsello aveva bloccato i finanziamenti dell’Avviso 20 a diversi enti di formazione per recuperare gli extrabudget degli anni precedenti. Un recupero che avrebbe potuto fare meno il danno erariale. Solo che alcuni enti si erano opposti costituendosi in giudizio. Tanto bastò per fare affermare ai giudici contabili che “se il credito dell’amministrazione è condizionato da un contenzioso pendente, mai può ritenersi un credito, certo, attuale e concreto”.
E sono stati gli stessi enti che si sono ribellati alla compensazione a denunciare la faccenda alla Procura della Repubblica. Non solo, però, visto che anche la Guardia di finanza ha segnalato la faccenda ai magistrati. E’ nata l’inchiesta che ha portato all’iscrizione della Corsello e di La Cagnina nel registro degli indagati. La Corsello è stata interrogata, in presenza degli avvocati Salvatore Modica e Salvatore Tamburo, che è anche il marito della dirigente. E si è presentata, proprio come avvenuto per “Piano giovani” (anche in quel caso la Corsello è stata sentita nelle veste di indagata), con una serie di atti e documenti. Il tutto per dimostrare di avere agito rispettando le regole e salvaguardando l’interesse della Regione siciliana: “Il recupero delle somme andava fatto. Se la Regione deve ricevere soldi come si può pensare di erogarne altri? Altrimenti saremmo stati in presenza di un danno erariale”. Prima di avviare le compensazioni era stato chiesto pure un parere all’avvocatura. Ed era arrivato il via libera all’operazione.