PALERMO – “Era un uomo d’acciaio. Non può essere morto, non può essere morto”. Fabio non si dà pace. Il cognato Giuseppe Parrinello ieri pomeriggio è morto alla clinica Noto. Il referto parla di arresto cardiocircolatorio come conseguenza di un edema polmonare. La vittima faceva l’autotrasportatore e aveva 48 anni. Lascia la moglie e due figli. Sono stati loro a chiedere l’intervento dell’autorità giudiziaria. Si sono rivolti all’avvocato Antonino Bongiorno che ha presentato una denuncia in Procura. Risultato: il pubblico ministero Claudio De Lazzaro ha sequestrato la cartella clinica e disposto l’autopsia sul cadavere.
Ieri sera i familiari hanno raccontato la loro versione dei fatti in Questura. Il 5 novembre Giuseppe ha la febbre alta e si presenta al Pronto soccorso dell’ospedale Cervello. I sanitari, raccontano i parenti, ritengono necessario il ricovero nel reparto di Malattie infettive. Dove, però, non c’è posto. Su richiesta della moglie dall’ospedale si attivano per il trasferimento alla clinica Noto. Giuseppe viene ricoverato. La febbre va e viene. Quando sembra essere stata debellata si ripresenta alta. Gli antibiotici e i cortisonici non risolvono il caso. Ieri mattina Giuseppe sembra stare meglio. Riesce a fare colazione. Mentre è in bagno, però, il peggioramento. Il liquido gli ha ormai riempito i polmoni.
I parenti non ci stanno. Tirano in ballo presunte negligenze e inefficienze dei sanitari della clinica: “Si può morire nel 2004 per una febbre? Ci chiediamo come mai in tutti questi giorni di ricovero non sia stata riscontrata la causa della febbre. Lo hanno riempito di farmaci, Giuseppe si sentiva stanco. Non aveva più forze”.
Sarà la magistratura ad accertare se si tratti o meno di un caso di malasanità. A fornire la tesi della clinica è il direttore sanitario, Giovanni Centineo. “Innanzitutto è giusto rivolgere un pensiero ai familiari – spiega -. Siamo addolorati per quanto accaduto. Dal punto di vista clinico il paziente è stato seguito con la massima attenzione”. Il direttore sanitario con le sue parole sottolinea l’imprevedibilità di quanto accaduto: “Ieri mattina è sopraggiunta la complicazione dell’edema polmonare. Nelle ore successive era previsto il trasferimento al Civico, ma non abbiamo fatto in tempo”. Nessun dubbio sull’operato del personale della clinica: “Siamo rammaricati. Il paziente ha ricevuto tutta l’assistenza necessaria. Abbiamo cercato di scoprire quale fosse la causa della febbre, ma si era giunti a una diagnosi. Purtroppo è subentrata la complicanza”.
I dati certi, in una vicenda tutta da chiarire, sono che resta ignota la causa della febbre e, soprattutto, che il cuore di Giuseppe Parrinello ha smesso di battere.