PALERMO – È nascosta tra le pieghe di un articolo apparentemente anomino della Finanziaria, l’ultima norma “salva-fedelissimi” del governo regionale. L’articolo 6 parla di “anticipazione dell’indennità di buonuscita o del trattamento di fine rapporto” ed è piazzato nel bel mezzo di quelle che l’esecutivo ha definito “misure di contenimento della spesa”. Di certo, questa norma, però, potrebbe consentire quantomeno di contenere un danno. Il danno erariale. Come quello che, secondo la Procura della Corte dei conti, alcuni dirigenti hanno arrecato alla Regione. Tra questi, l’attuale capo della burocrazia, Patrizia Monterosso. E le opposizioni urlano allo scandalo: “Subito la mozione di censura”.
La norma, in sostanza, punta a modificare un articolo di una legge regionale del 1988. Quell’articolo, come detto, disciplina già la possibilità, per i dipendenti dell’amministrazione con otto anni di servizio, di chiedere l’anticipo del trattamento di fine rapporto. E le motivazione che giustificano la richiesta sono più o meno quelle stabilite dalle norme nazionali. Un dipendente dell’amministrazione, insomma, può chiedere fino al 70% della buonuscita in caso ad esempio di spese sanitarie o di acquisto della prima casa per se’ o per i figli. In cosa consiste e a cosa serve allora la modifica che il governo ha previsto in finanziaria? La vera novità della norma sta in un comma che prevede un nuovo “motivo” utile per richiedere la buonuscita: il “pagamento di debiti nei confronti della pubblica amministrazione derivanti da sentenze esecutive”. Che significa?
In pratica un dipendente regionale che “deve” qualcosa alla Regione potrà fare ricorso alla buonuscita. E intanto, così, avere la liquidità utile a evitare altri tipi di provvedimenti. E le opposizioni già parlano di “legge ad personam”. C’è infatti già una sentenza esecutiva che pende sul capo di alcuni dirigenti regionali. Ed è quella con la quale la Corte dei conti ha condannato, in primo grado, oltre all’ex presidente Raffaele Lombardo e a tre suoi assessori, anche un gruppo di dirigenti regionali: Patrizia Monterosso (risarcimento richiesto di 1,3 milioni), Alessandra Russo (378 mila euro), Maria Carmela Di Bartolo (474 mila euro), Salvatore di Francesca (108 mila euro) e l’ex dirigente del servizio Rendicontazione, Nino Emanuele (365 mila euro). La sentenza di appello è prevista tra circa un mese. Nei giorni, insomma, in cui si giungerà all’approvazione della Finanziaria.
Qualora la norma venisse approvata, quindi, questi dirigenti potranno far fronte all’eventuale danno all’erario tramite il Tfr. Soldi propri, ovviamente. Che sarebbero comunque stati destinati ai dirigenti alla fine del proprio impegno alla Regione. Ma che ovviamente, come detto, concederebbero ai burocrati la liquidità immediata per far fronte alla sentenza. E a “insospettire”, oltre alla effettiva necessità di innovare una norma già esistente e simile a quella destinata agli altri dipendenti pubblici, è anche la formulazione dell’articolo, che parla non tanto di sentenze “passate in giudicato”, quanto di “sentenze esecutive”. Come è, appunto, già quella della Corte dei conti.
E le opposizioni promettono battaglia. “Questa è una norma scandalosa – protesta il deputato del Movimento cinque stelle Giancarlo Cancelleri – e adesso la mozione di censura nei confronti del Segretario generale Patrizia Monterosso, che noi abbiamo presentato mesi fa e presente all’ordine del giorno, ma costantemente ignorata dall’Ars, non può più attendere. Siamo stanchi di queste norme ad personam che Crocetta ogni volta propone per dare una mano ai suoi fedelissimi”. Una mozione, quello del Movimento cinque stelle che potrebbe ricevere adesso un nuovo impulso. Anche Forza Italia, infatti, punta il dito contro quell’articolo della Finanziaria: “Siamo esterrefatti – protesta il capogruppo Marco Falcone – questa Finanziaria confonde torbidamente le acque, introducendo qualche articoletto che sembra scritto su misura per qualche grand commis di Palazzo D’Orleans, come il segretario generale Patrizia Monterosso. Ovviamente chiederemo la cancellazione della norma e, anzi, sosterremo la mozione di censura del Movimento cinque stelle”. Inizia in salita, quindi, il cammino della Finanziaria del “rigore”. Che sembra tagliare ovunque, ma avere un occhio di riguardo per qualche fedelissimo del presidente. Come era già accaduto in passato, quando il presidente Crocetta provò, senza successo, a inserire nella legge di stabilità un articolo che abbatteva il tetto degli stipendi di alcuni manager molto vicini al governatore, come ad esempio l’attuale amministratore unico di Sicilia e-Servizi, Antonio Ingroia. “Ci avevano già provato – insiste infatti Cancelleri – adesso basta”. La Finanziaria è appena sbarcata all’Ars (ieri è iniziato l’esame in commissione bilancio) e il Palazzo è già infuocato. “Iniziare la discussione sulla Finanziaria – ha detto il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone intervistato dal Tgr Sicilia – non significa averla resa ammissibile, tutto sarà reso ammissibile una volta che arriverà la completezza degli atti, quindi anche il bilancio. E’ strano – ha aggiunto – che la manovra sia firmata solo dal presidente della Regione Crocetta e non anche dall’assessore al Bilancio, quindi dal proconsole romano. Lo Stato ci deve restituire quello che maldestramente ci ha tolto”. Una dichiarazione rilanciata dalle opposizioni: “Questa – insiste Falcone – non è una manovra ma una macedonia, che evidenzia tutta l’incapacità della giunta Crocetta di provvedere alle necessità della nostra Sicilia. Il presidente Ardizzone stralci le parti non finanziarie dal testo ricevuto dall’esecutivo regionale, a partire dalle norme sul personale, dalla pseudo riforma degli Iacp, da improprie riformine sanitarie che porterebbero solo caos in un settore tanto delicato, promuovendo l’accorpamento di strutture ospedaliere, dalla revisione della rete territoriale delle farmacie fino alle norme urbanistiche. Tutto questo deve essere tolto, perché si tratta di materia di settore”. E va tolta soprattutto quella norma. Quella che l’opposizione ha già bollato come la “norma salva-Monterosso”.
*Aggiornamento ore 18.18
“Norma-Monterosso in finanziaria? E’ solo una bufala. Il segretario generale, Patrizia Monterosso, è un dipendente esterno all’amministrazione, dunque non ha diritto al Tfr. Trovo veramente disdicevole questo modo di perseguitare le persone che vengono chiamate in causa anche quando non c’entrano nulla”. Così il governatore Rosario Crocetta replica al Movimento 5stelle. “La norma – spiega all’Ansa il governatore – è stata proposta dall’Economia e garantisce l’amministrazione. Trovo corretto che nel caso in cui un dipendente debba risarcire l’amministrazione ci si possa avvalere su tutta una serie di voci che riguardano lo stesso dipendente, compreso il Tfr. Altro che norma-Monterosso – conclude – è la solita diffamazione gratuita, piena di cattiveria”.
La replica del capogruppo di Forza Italia Marco Falcone: “La dichiarazione del presidente Crocetta secondo cui un dirigente esterno non avrebbe diritto a un Tfr o a una buonuscita rasenta l’ignoranza, se non la malafede. Tra l’altro, quella norma, nonostante sia stata inserita nel capitolo riguardante gli interventi di riduzioni delle spese non fa altro che aumentarle”.