La Sicilia, che già era a pezzi, adesso è pure lontanissima. Questa è la verità che le persone normali verificano nell’aspra esperienza del viaggio. Spezzata a metà, mutilata nel suo spazio aereo, tale è la situazione dell’isola; e i siciliani non possono fare altro che osservarne l’azzeramento, mentre – insopportabili – si levano le voci che promettono, consolano, annunciano. Lo sfregio più visibile viene dalla politica. Non c’è, fuori dai confini, un governo romano che mostri di farsi prontamente carico dei problemi irrisolti. Non c’è, all’interno delle mura, l’orgoglio di uomini liberi che picchino il pugno sul tavolo, almeno per farsi ascoltare.
Si arriverà, certo, all’emergenza per l’ormai biblica piaga dei viadotto ‘dissolto’. Ma si è sprecato del tempo prezioso, nonostante le dichiarazioni fiduciose del governatore Rosario Crocetta che, tra bisbigli, cifre balbettanti e mezze promesse, ha addirittura ringraziato “il governo nazionale, la Protezione civile nazionale e regionale, per l’attenzione e la rapidità con cui seguono la vicenda”. Sarà, ma se questa è rapidità – l’assenza di risposte concrete a più di un mese dalla sciagura – cosa mai sarà la lentezza?
Roma – si può dubitarne? – è al lavoro, così viene descritta l’attività del ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, nei comunicati che conservano il retrogusto di certi filmini di propaganda. Sarà, ma si ha quasi l’impressione che da lassù spiri un vento di insofferenza, come se la catastrofe fosse considerata obbligatoria, come se il collasso di un’autostrada rappresentasse la prova generale di una tragedia meritata per la Sicilia e per il suo popolo.
Il disastro si consuma inesorabilmente, mentre i ‘siciliani potenti’ volgono lo sguardo altrove. Angelino Alfano, ministro dell’Interno, è troppo impegnato nelle coreografiche conferenze stampa convocate per annunciare l’imminente cattura di Messina Denaro. Davide Faraone, sottosegretario alla scuola e comandante del distaccamento renziano isolano, è troppo occupato a rintuzzare gli strali polemici di cui i prof l’hanno eletto bersaglio nella vicenda della buona scuola. Ci sarebbe anche Giovanni Pizzo, assessore alle Infrastrutture della giunta Crocetta. Le ultime notizie lo danno per disperso, probabilmente in qualche svincolo sfornito di adeguata segnaletica.
C’è poi l’altra faccia dell’isolamento. LiveSicilia ha raccontato con abbondanza di particolari la ‘questione aerea’ divampata dopo il rogo di Fiumicino con la cronaca quotidiana di Monica Panzica: “Tra attese infinite ai call center delle compagnie di volo, la rincorsa di informazioni e aggiornamenti direttamente in aeroporto e la recentissima alternativa del viaggio notturno adottata da Alitalia, salire su uno degli aerei che coprono la tratta sembra ai siciliani un’utopia. Roma appare come una città irraggiungibile, la sensazione è quella di un isolamento della Sicilia non soltanto puramente geografico”. A riguardo, si annota l’ottimismo di Vito Riggio, presidente Enac: “Contiamo di tornare alla normalità entro la fine di questa settimana. In queste ore l’operatività dei voli ha ormai raggiunto l’ottanta per cento”. Sarà, ma chissà quant’è l’ottanta per cento di niente.
La Sicilia che era già in frantumi marcia spedita verso il baratro, nella prova generale dello schianto. Il presidente ringrazia, il ministro organizza conferenze stampa, il sottosegretario rintuzza, l’assessore si è perso tra gli svincoli, l’uomo dei voli rassicura. Tutti raccontano una realtà diversa da quella che appare evidente. E magari qualcuno non sta dicendo tutta la verità.