PALERMO – Quando non era sindaco, Leoluca Orlando aveva impugnato una cartella esattoriale della Tarsu da 1900 euro per la sua abitazione in via Dante a Palermo. Contestava, come migliaia di cittadini, che le tariffe erano state applicate dalla giunta Cammarata e non dal consiglio comunale. In primo grado la commissione Tributaria aveva accolto parzialmente il ricorso di Orlando. Adesso il Comune di Palermo ha presentato appello in commissione Tributaria contro la decisione. Il ricorso come riportato nell’ordine del giorno dei giudici è il numero 3553/11. La discussione nel merito è avvenuta lo scorso 9 giugno. Se i tributi saranno definitivamente cancellati lo si saprà nei prossimi giorni. A decidere se accogliere o respingere il ricorso è la sezione della commissione presieduta da Antonio Carollo. “Prevalentemente la commissione regionale Tributaria ha dato ragione al contribuente – dice l’avvocato Angelo Cuva -. Al momento il Comune di Palermo ha sempre presentato ricorso in Cassazione”. Aspettando il giudizio di secondo grado si potrebbe verificare anche un conflitto d’interessi. Il sindaco, infatti, si troverebbe a firmare, per il Comune, un ricorso contro se stesso. (ANSA).
*Aggiornamento ore 18.31
“La vicenda legale che vede contrapposto il comune di Palermo al cittadino Leoluca Orlando per una cartella esattoriale, emessa nel periodo in cui Orlando non era sindaco, è l’esatto opposto di un conflitto d’interessi. Proprio perché il Comune non può e non deve trattare l’attuale sindaco in modo diverso da come ha fatto e come farebbe rispetto a qualsiasi cittadino. L’Avvocatura comunale ha proposto appello contro una sentenza emessa dai giudici di primo grado e favorevole al cittadino Orlando”. Lo dice Giorgio Giorgi, portavoce del sindaco di Palermo Leoluca Orlando, a proposito del ricorso in appello presentato dal Comune contro la decisione della commissione tributaria provinciale che ha parzialmente accolto un ricorso presentato da Orlando, quando non era sindaco del capoluogo siciliano. L’attuale sindaco, infatti, aveva impugnato una cartella esattoriale della Tarsu da 1.900 euro per la sua abitazione di via Dante, a Palermo. “Il conflitto di interessi ci sarebbe stato – prosegue – nel caso contrario, se cioè l’Avvocatura non avesse fatto appello, favorendo quindi l’attuale sindaco della città. Mai come in questa occasione si può dire tranquillamente che la legge, e la sua applicazione da parte del Comune di Palermo, è uguale per tutti”. In primo grado la commissione tributaria provinciale ha parzialmente dato ragione all’attuale sindaco, che aveva motivato il ricorso contestando che le tariffe della tassa sui rifiuti erano state applicate dalla giunta comunale allora guidata da Diego Cammarata, e non dal consiglio comunale.