I bluff del Crocettismo | Un Rosario di assessori - Live Sicilia

I bluff del Crocettismo | Un Rosario di assessori

Capitolo quarto. Ecco la quarta puntata del libro che LiveSicilia sta scrivendo sui bluff del Crocettismo. Stavolta tocca agli assessori, sostituiti con la data scadenza di una mozzarella. Basta farsi quattro conti.

un presidente impresentabile
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PALERMO – La svolta, un’altra volta. Il nuovo bluff ha il nome dell’ultimo assessore. Anche se in fondo, l’ultimo assessore non c’entra poi molto. Se non fosse solo l’ultimo grano di un Rosario che ormai sfiora le quattro decine. Come fossero le Ave Maria del governatore, miracolosamente in grado di tenere in piedi un governo costantemente allo sbando.

La nomina di Baldo Gucciardi alla Sanità era necessaria. Su questo c’è poco da dire. Lo abbiamo scritto e chiesto a gran voce. Dopo lo scandalo Tutino, medico personale del presidente, Rosario Crocetta non poteva stare un giorno di più alla guida di quell’assessorato. Ma a fare impressione, e a trasferire sulla scelta del capogruppo Pd l’immagine del bluff, è l’abusata retorica della responsabilità, della “buona politica”, della “svolta”, appunto. Di quel cambio di passo invocato praticamente dal primo giorno di legislatura. In quasi tre anni, invece, il cambiamento ha riguardato, quasi esclusivamente, gli assessori. Un turn over, un balletto incessante “cassato” anche dalla Corte dei conti nell’ultimo giudizio di parifica. I magistrati contabili hanno infatti censurato gli eccessivi mutamenti ai vertici degli assessorati indicati come la radice di molte lentezze e inefficienze amministrative.

Ma la nomina di Gucciardi toglie il velo a uno dei tanti bluff di Crocetta. Quello col quale il governatore descriveva la propria avventura a Palazzo d’Orleans come una esperienza di “rottura”, se non “contro” quantomeno “oltre” i partiti. Gucciardi è uomo di partito. Lo è ufficialmente, visto che al momento della nomina era anche il capogruppo del Pd all’Ars. Ma quell’incarico, in questo senso, non è nemmeno una novità. Di qualche giorno prima, infatti, era la nomina di Giovanni Pistorio, che dell’Udc, altro partito di maggioranza, è addirittura il segretario regionale. Altro che rivoluzione. Altro che rottamazione. Altro che uomo al di sopra dei partiti. Il bluff dell’antipolitica è svelato.

E dire che davvero di bluff si poteva parlare, fin dall’inizio. Da quando, ad esempio, mentre il governatore puntava il dito contro un esponente del Pd come Francantonio Genovese coinvolto in alcune inchieste sulla Formazione professionale, teneva in giunta l’assessore di riferimento di quell’area politica, cioè Nino Bartolotta. O ancora, quando faceva passare come nomina “di rottura” quella del giovane consigliere comunale di Rosolini Piergiorgio Gerratana. Chiamato nel bel mezzo della ripetizione delle elezioni regionali nei soli collegi del siracusano. Masticato e sputato via dalla giunta in poco meno di nu mese, nonostante qualche roboante annuncio e persino una passeggiata dimostrativa col governatore, tra i corridoi dell’assessorato al Territorio.

Era, quello, il governo del “rilancio”. Quello col quale il presidente della Regione toglieva la maschera all’altro bluff. Quello della giunta degli artisti, dei grandi nomi da palcoscenico, non a caso lanciati proprio dal sipario improvvisato di piazza Politeama, pochi giorni dopo l’elezione. Ma l’esperienza dello scienziato Antonino Zichichi e del cantante Franco Battiato naufragherà presto. Il motivo? Il governatore dopo qualche mese si era accorto che Zichichi era uno scienziato e che Battiato era un cantante, appunto. E che la loro presenza sarebbe stata poco più che “virtuale”.

Poco male, dopo l’addio di Zichichi e Battiato si aprì in un primo momento, l’era delle segretarie e delle militanti, con l’ingresso dei Michela Stancheris e della megafonista-renziana Mairarita Sgarlata. Sarà solo il prologo al Crocetta-bis, quello dei tecnici e dello “strappo” con i cosiddetti cuperliani (compreso il segretario regionale Raciti). È un governo semestrale quello che apre, tra gli altri, a Roberto Agnello all’Economia, a Giuseppe Bruno al Lavoro, a Nico Torrisi alle Infrastrutture. “Tecnici”, che i partiti hanno richiamato dalle loro mansioni, per far parte di quello che Antonello Cracolici definirà “il governo dei camerieri”.

Ben diverso, ovviamente, da quello nel quale lo stesso Cracolici e quell’area del Pd infilerà i suoi (invadendo in massa, ovviamente, anche gli uffici di gabinetto). Quello, il cosiddetto “Crocetta ter” sarà il “governo di alto profilo”, quello dell’unità e quello, finalmente, della svolta. Era l’ottobre scorso. E quel governo, oltre a soccombere più volte a Sala d’Ercole (e meno male che era l’esecutivo dell’armonia), inizierà a perdere pezzi fin da subito, come una vecchia utilitaria lanciata per una strada sterrata. Fuggirà subito via Marcella Castronovo, chiamata addirittura dalla Segreteria generale di Palazzo Chigi: due mesi e via, per motivi personali. Verrà sostituita da Ettore Leotta che invece lascerà la giunta in pochi mesi a causa delle difficoltà legate al crollo del viadotto Himera. Quindi saluterà anche l’avvocato Nino Caleca, che doveva essere “garanzia di legalità”, stando alle prevedibili parole del governatore, della giunta dell’altro profilo che abbandonerà proprio per aver intravisto segnali di un pericoloso ritorno al passato.

E infine, ovviamente, Lucia Borsellino. Lì il bluff di Crocetta è stato tristemente scoperto. Nell’addio dell’assessore alla Sanità c’è tutta la finzione del governatore nella scelta dei suoi assessori dalla scadenza di una mozzarella: 38 in 33 mesi, uno ogni venti giorni.  Nel caso della Sanità, il bluff è anche nel cognome, utilizzato strumentalmente per puntellare il governo con la zeppa dell’antimafia, e svelato proprio dalla stessa Borsellino, che ha fatto riferimento a motivi di ordine “morale ed etico” alla base del suo addio. Dimissioni che hanno tolto l’ultima maschera, anzi la penultima: in giunta è entrato il capogruppo del Pd. La rivoluzione si è tramutata nella solita spartizione da manuale Cencelli dei posti in giunta. Ma il prossimo bluff è pronto: “Avvieremo la quarta rivoluzione industriale – ha detto ieri Crocetta – e renderemo la Sicilia tra le regioni più moderne d’Italia. I governi sono efficaci – ha aggiunto saggiamente – se gli amministratori hanno un periodo sufficientemente lungo per portare avanti azioni di cambiamento”. Come se quel Rosario di assessori non fosse opera sua.


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