PALERMO – E ora c’è anche l’apertura di Crocetta. Con una delle sue piroette, il governatore fa marcia indietro sul veto a Ncd in giunta e, raccontava oggi Repubblica, spalanca le porte agli alfaniani per l’ennesimo rimpasto in programma, quello che appagherà finalmente i desideri di poltrona dei deputati regionali. “Voglio essere franco: in un’ottica di lealtà, di trasparenza e di rispetto del programma elettorale — dice il governatore — non sarei contrario all’allargamento della maggioranza al Nuovo centrodestra”. Se solo un paio di mesi fa, interrogato sul tema Crocetta tirava in ballo niente meno che Mafia capitale, ora, desideroso di piazzare in giunta il “suo” Antonio Fiumefreddo, il governatore è in vena d concessioni agli alleati. E il coinvolgimento di Ncd in giunta, sullo schema della maggioranza renziana a Roma, è da tempo uno dei desiderata del segretario del Pd Fausto Raciti. Manca solo il sì degli alfaniani per il matrimonio. E c’è da scommettere che arriverà. Anche se fino a oggi Giuseppe Castiglione, co-coordinatore di Ncd in Sicilia, continua a frenare, bocciando il governo Crocetta e parlando solo di disponibilità a collaborare per le riforme. Freddino era parso nei giorni scorsi, sentito da Livesicilia, anche l’altro co-coordinatore, Francesco Cascio. Ma gli altri deputati regionali del gruppo sarebbero di tutt’altro avviso. Nino Germanà spiegava nei giorni scorsi a Livesicilia: “Io non sono tra quelli che si scandalizzerebbero di un nostro ingresso in giunta”. E sulla stessa lunghezza d’onda sarebbero anche altri colleghi di Sala d’Ercole, come Vincenzo Vinciullo, che già in occasione del voto sulla manovra diede una mano decisiva alla maggioranza, astenendosi. Chi esce allo scoperto per far sentire il suo no è Alessandro Pagano: “Il Nuovo Centrodestra non può dare alcun sostegno al governatore Crocetta, il cui fallimento è sotto gli occhi di tutti”, dice il deputato nazionale nisseno, che definisce il governo regionale “di dubbia moralità” e “ mal visto dal 100 per cento dei siciliani, al netto delle lobby”, da cui bisogna “stare lontani”. Sembra già affiorare, insomma, una piccola babele centrista sul tema.
L’apertura di Crocetta adesso cambia le cose. E potrebbe davvero accelerare, malgrado le frenate degli scettici, lo sposalizio con gli alfaniani, che marciano ormai da un pezzo verso il Pd di Matteo Renzi, con buona pace del loro nome, ormai abbastanza superato. Certo, l’eventuale ingresso in giunta potrebbe scontentare gli esclusi, ma sul piatto c’è anche il rimescolamento delle commissioni parlamentari dell’Ars, da cui potrebbe uscire qualche altra poltroncina per Ncd.
La strada è segnata. Il cammino verso il Pd è intrapreso ed è il prezzo per la sopravvivenza politica degli ex berluscones che dovevano far nascere il “nuovo centrodestra” e che si preparano a un patto strutturale col Partito democratico, preludio di un’annessione. Questo malgrado un fresco sondaggio rivelai come un’alleanza Pd-centristi alle urne rischierebbe di finire addirittura seconda dietro il Movimento 5 Stelle, come ricordano oggi in una nota critica verso il segretario Raciti Antonella Monastra e Corradino Mineo.
La prospettiva sinistrorsa in Ncd al di là dello Stretto suscita qualche mal di pancia e provocherà inevitabilmente una scissione. In Sicilia l’idea è stata meglio metabolizzata, ma un eventuale ingresso in giunta con Crocetta potrebbe togliere il tappo alle polemiche interne, come dimostra l’uscita di oggi di Pagano. E scatenare il caos.
In un’intervista al Corriere qualche giorno Renato Schifani ha richiamato la vocazione alternativa alla sinistra del partito: “Non si cambia la ragione sociale di un partito senza procedure straordinarie”, ha detto l’ex presidente del Senato. Ma la metamorfosi di Ncd in una sorta di Udeur della nuova era, per garantirsi una tormentata sopravvivenza ai tempi dell’Italicum, sembra ormai ai più cosa più che avviata. E, dopo l’invito ad Angelino Alfano per la Festa dell’Unità, un ingresso nello squadrone di Rosario Crocetta metterebbe un timbro in questo senso.