PALERMO – “Emergenza finita”, proclama l’Anas sulle slide proiettate all’inaugurazione. Ma l’emergenza per il cedimento del viadotto Himera non è finita neanche un po’: da un lato perché, come lo stesso presidente Gianni Vittorio Armani non manca di sottolineare in conferenza stampa, “la frana è ancora attiva”, e dall’altro perché la normalità, quella che c’era alla fine di marzo, tornerà soltanto nel 2018, quando sarà ricostruito il ponte travolto dal cedimento di inizio aprile. Intanto c’è la bretella, che il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio definisce con franchezza “un’opera simbolica più che straordinaria”, e soprattutto c’è la passerella per le istituzioni. Un’inaugurazione, più che una conferenza stampa.
In prefettura a Palermo ci sono tutti. Ci sono Delrio e Armani, c’è il presidente della Regione Rosario Crocetta, il viceprefetto vicario Rossella Trio, il commissario per l’Emergenza Marco Guardabassi e il capodipartimento della Protezione civile Fabrizio Curcio. E poi, la platea: l’assessore alle Infrastrutture Giovanni Pistorio, il segretario generale di Palazzo d’Orléans Patrizia Monterosso, il vicepresidente dell’Ars Giuseppe Lupo e molti dei sindaci coinvolti. Tutto esaurito, tanto che a disposizione dei giornalisti invitati per la “conferenza stampa” non restano sedie non riservate alle autorità: i relatori terminano il loro intervento e tanti saluti, la passerella è finita, chi vuole si avvicini a chiedere.
“La frana è ancora attiva”
Prima c’è tempo per fare il punto di un’emergenza. Un’emergenza iniziata pochi giorni dopo la Pasqua e ancora non finita: “La frana che ha travolto l’Himera – ha modo di dire Armani – aveva un volume di un milione e mezzo di metri cubi, tre volte la Costa Concordia. Aveva un fronte di 200 metri e una profondità di 800”. E mentre Armani parla del “monitoraggio come unico strumento”, alle sue spalle le slide forniscono altri dettagli: una frana grande quanto trentadue campi di calcio, una centrale di monitoraggio realizzata o in costruzione e un ulteriore sistema per sorvegliare la bretella in corso di affidamento. “La frana – avvisa Armani – è ancora attiva”.
E allora bisognerà pure intervenire. Prima della conferenza stampa, fermandosi a chiacchierare con i giornalisti, Pistorio ha parlato di un lavoro “in stretto contatto con l’assessore Maurizio Croce” su questo fronte, ma anche di “risorse limitate”. Su questo Crocetta non fa sconti: “Se ci avessimo pensato anni fa avremmo speso di meno”, premette prima di dettare la linea sul “Piano per la Sicilia”, il piano in discussione con Roma per puntellare i conti della Regione. Già, la linea: “Indichiamo come prioritarie le opere sul dissesto, un intervento per riparare gli effetti devastanti degli errori del passato. Abbiamo avuto zone a strapiombo sul mare dichiarate come edificabili”. Come intervenire? Crocetta la sua proposta ce l’ha: “Dobbiamo pensare ai Forestali come lavoratori che si impegnano per la prevenzione del dissesto, per il monitoraggio del territorio e per le opere concrete che servono su questo fronte”.
Delrio parla dopo di lui, ma alla proposta buttata nel piatto da Crocetta non fa cenno. Quando, alla fine della conferenza stampa, i cronisti si avvicinano per chiedergli una risposta, il ministro fa spallucce: “Questo – si limita a dire mentre il governatore annuisce al suo fianco – è un tema che sta molto a cuore al governo centrale. Abbiamo previsto un piano da 670 milioni per fare fronte al dissesto idrogeologico, a partire dalle aree metropolitane”. Ai forestali nessun cenno.
Un ponte, non il Ponte
Più diffusamente, invece, si parla del viadotto. Il 2 dicembre si avvieranno le procedure ed entro la fine dell’anno il vecchio pilone sarà demolito. Poi, verosimilmente a gennaio, si verificherà se l’altra campata possa rimanere in piedi, ed entro giugno dell’anno prossimo dovrebbe arrivare il progetto esecutivo che porterà alla riapertura al traffico del nuovo viadotto. Armani lo dice chiaro e tondo: “Il ripristino dell’autostrada inizia oggi”. Poi illustra la sua idea: un ponte a campata unica da 270 metri, che scavalchi così la frana e aggiri definitivamente il problema per un intervento da venti milioni di euro.
Delrio ascolta e annuisce. Alla fine dirà che “il governo continuerà a vigilare” e si vanterà di essere “uno che i cronoprogrammi li taglia”, e infatti già oggi pomeriggio il ministro andrà sul luogo, a Scillato, per verificare coi propri occhi la situazione. Poi, però, Delrio – in parte prendendo spunto da Crocetta, che pochi minuti prima ha indicato la “viabilità interna come una priorità” e ha ricordato che alcune strade siciliane “sembrano vecchie mulattiere dell’Ottocento” – dà una sferzata più politica alla sua valutazione: “L’Italia – dice sibillino – deve abbandonare progetti faraonici e irrealizzabili per dedicarsi a opere più concrete”. Il riferimento all’altro Ponte, quello sullo Stretto, non è esplicito. Ma qualcuno in sala chiosa: “Quindi niente Ponte di Messina”. Delrio non lo sente e va avanti: “Non facciamo cantieri per far lavorare le imprese, o peggio gli amici delle imprese. Le infrastrutture non sono un fine: sono uno strumento per lo sviluppo”. E giù a snocciolare i dati del piano quinquennale presentato alcune settimane fa dall’Anas: 20 miliardi complessivi, molta manutenzione e oltre 800 milioni per la Palermo-Catania. Per vederli, questi come il Ponte, ci sarà ancora da attendere.
“Stavolta collaudo completo”
Per la bretella, invece, non bisognerà attendere più. Aperta stamattina alle 9,30 nonostante le frenate del weekend, la strada di rattoppo costata 5,7 milioni viene mostrata in collegamento video via Skype durante la conferenza stampa. “Il collaudo – mette le mani avanti Armani – è stato fatto in maniera completa, non come in altri casi del passato”. Il riferimento esplicito al caso Scorciavacche non c’è, ma in filigrana la polemica fra Armani e il suo predecessore Pietro Ciucci si legge tutta.
Tocca un po’ a Guardabassi e Curcio parlare della bretella. Ecco così – fra i riferimenti alla “collaborazione fra istituzioni”, al “dovere etico del funzionario pubblico” – qualche dettaglio: il tempo di percorrenza aggiuntivo rispetto alla situazione pre-crollo sarà di dieci minuti, con una deviazione di meno di due chilometri. Poi a prendere la parola è Crocetta: “Oggi – annuncia – si saldano due eventi straordinari, il ritorno dell’acqua a Messina e il collegamento dell’A19. Ricorderemo questo giorno come l’ultimo della Sicilia dei crolli e delle emergenze e il primo della Sicilia che si ricostruisce”. Al di là delle emergenze, visto che – ricorda ancora il governatore – “il cedimento di una condotta idrica non è il Vajont, non si può procedere con l’emergenza”.
Già, l’emergenza. È toccato adottarla pure per la Palermo-Catania, ma Delrio ci tiene a sottolineare che tutto è andato secondo le regole: “Abbiamo inaugurato un nuovo approccio – osserva il ministro – con procedure veloci ma trasparenti. Qualcuno avrebbe voluto soluzioni più immediate e qualcuno le ha anche pensate, ma non esistono scorciatoie allo sviluppo”. Nessuna fretta. Nessuna accelerazione. Anche se l’emergenza non è ancora finita.