PALERMO – Oltre 28 ettari di parco, boschetti, radure, siepi, fiori e un grande prato verde, che da quasi 600 giorni sono sotto sequestro e quindi vietati a mamme, bambini, amanti dell’ambiente e sportivi. E’ questa la paradossale situazione del Parco Cassarà, un grande polmone verde inaugurato in pompa magna nel 2011 dall’allora sindaco Diego Cammarata: un fiore all’occhiello per la città, un’area verde là dove prima c’erano solo ruderi abbandonati e rifiuti a perdita d’occhio, che avrebbe dovuto fare il paio con la Favorita che sorge dall’altra parte del capoluogo.
Ma da aprile dello scorso anno il Parco è chiuso o, per meglio dire, sequestrato. Il problema è che sotto la terra e l’erba c’era praticamente di tutto: amianto, metalli pesanti, sostanze inquinanti, rifiuti industriali. Insomma, la scommessa che voleva quell’area degradata ormai recuperata e riconsegnata alla città sembra praticamente persa. Anche perché bonificare 28 ettari e renderli nuovamente fruibili rischia di costare svariati milioni di euro, che il Comune in questo momento non ha.
La Procura, compiute le prime analisi, ha diviso l’area in tre zone a seconda del livello di pericolosità: verde, gialla e rossa. Una porzione è stata affidata in custodia giudiziaria al Comune per la cura della flora, ma il prossimo passo sarà quello della caratterizzazione. Bisogna capire, in poche parole, che tipo di inquinanti ci sono sotto terra. Un’operazione che costerà 600mila euro, già nella disponibilità di Palazzo delle Aquile, e che dovrebbe partire entro l’anno, visto che si è in fase di affidamento, per concludersi entro i primi mesi del 2016.
A quel punto, avendo un’idea precisa della situazione grazie anche alle analisi della Procura, si deciderà come procedere per la bonifica vera e propria. “Una parte di questi fondi – spiega l’assessore all’Ambiente Cesare Lapiana – verrà impiegata per iniziare la bonifica di una parte dell’area verde. Stiamo lavorando velocemente per l’affidamento di tutta la caratterizzazione e del progetto definitivo su tutto il parco. Poi cercheremo di agire per fasi con aperture successive”.
La prima parte del parco bonificata e quindi riaperta sarebbe quella del prato, vicino l’ingresso da via Ernesto Basile, che potrebbe verificarsi già l’anno prossimo. L’incognita è su tutto il resto: il timore è che per la bonifica completa servano milioni e milioni di euro.
“Ritengo che sia giunto il momento di abbandonare sia l’inutile indicazione delle responsabilità delle precedenti amministrazioni, che aspettare o chiedere fondi che non arriveranno mai – dice Tony Sala del Mov139 – Occorre trovare altri strumenti che possano reperire risorse economiche per recuperare l’area del Parco Cassarà e riuscire a dare dignità alla città di Palermo. Uno strumento per sviluppare il senso civico dei palermitani per riappropriarsi dei propri spazi ed essere orgogliosi di essere Palermitani. Penso ad una raccolta di mezzi finanziari direttamente da parte di chi ama Palermo per sentirsi parte di un progetto civico serio e dimostrare che l’orgoglio palermitano è più forte di coloro che tentano di ucciderlo. Lasciamo ad altre istituzioni lo svolgimento di attività atte ad individuare le responsabilità, riprendiamoci il verde, riprendiamoci il parco: serve un impegno di tutti noi per superare le criticità”.
LE REAZIONI
“La vicenda del parco Cassarà è l’emblema del fallimento ambientale che sta accompagnando da anni e giornalmente questa città. Una situazione che questa amministrazione ha ereditato, ma a cui non ha saputo dare alcuna risposta concreta. Palermo ha moltissime bombe ecologiche: potremmo ricordare il “mammellone”, il mercato discarica di Ballarò, la situazione di allarme sanitario in via Montepellegrino, la discarica allo Zen, le centinaia di discariche abusive sparse per tutte il territorio. Se aggiungiamo anche la situazione dello smaltimento del percolato della discarica di Bellolampo, la difficoltà a fare funzionare con regolarità la Rap che ancora oggi nonostante i mezzi nuovi continua a lasciare sporca la città, e il disboscamento di migliaia e migliaia di alberi in diverse zone della città per fare spazio alle nuove opere di mobilità cittadina, abbiamo un quadro fallimentare. Alcuni palermitani sono incivili e contribuiscono a questo scempio, ma ci sono portatori di interessi che invece soffiano sul fuoco per alimentare il disastro. Questa amministrazione doveva solo fare funzionare la Rap, fare continui controlli e sorveglianza nei punti più critici e storicamente usati come discariche, ricercare fondi comunitari che permettano la bonifica dei territori inquinati, creare isole ecologiche e sistemi virtuosi per la raccolta differenziata, di ingombranti e rifiuti pericolosi. I palermitani sono ormai stanchi di chiacchiere e di favolette che periodicamente escono alla ribalta, vogliono solo una città pulita. Tre anni e mezzo sono passati e non si vede luce, questa amministrazione e il Sindaco si dimettano lasciando spazio a chi ha più idee e voglia di migliorare la nostra bellissima città. Fare un passo indietro dimostrerebbe amore per la città che ha mille risorse, che se ben usate potrebbero farla rinascere, invece continuare a rimanere seduti a “disamministrare” potrebbe essere la fine di qualunque speranza”. Lo dice il consigliere comunale Filippo Occhipinti.