PALAZZO ADRIANO (PALERMO) – Due colpi di pistola, uno alla nuca, l’altro alla faccia. E’ stato ucciso così Luciano Pecoraro, bracciante agricolo di 40 anni, incensurato, trovato ieri sera riverso per terra nel suo podere in contrada San Benedetto a Palazzo Adriano, in provincia di Palermo.
L’uomo era in una pozza di sangue, inizialmente non era stata esclusa l’ipotesi che fosse morto dopo aver perso l’equilibrio e aver battuto la testa. Nella tarda serata di ieri la conferma dei due colpi di arma da fuoco.
Su disposizione del magistrato la salma è stata portata nel reparto di Medicina Legale del Policlinico per l’autopsia. Le indagini sull’omicidio sono condotte dal Nucleo Investigativo dei carabinieri di Monreale e della compagnia di Lercara Friddi.
I carabinieri stanno scavando nella vita del bracciante agricolo e in queste ore stanno ascoltando i vicini, i parenti e i conoscenti di Pecoraro per ricostruire la giornata di ieri e rintracciare chi possa avere incontrato e ucciso il quarantenne, che era incensurato. L’autopsia sarà eseguita nelle prossime ore.
Siamo alle battute iniziali delle indagini ed è ampio il ventaglio delle ipotesi. Visto il colpo di grazia sparato alla nuca si potrebbe pensare ad un’esecuzione che rimanda a scenari mafiosi. Al momento, però, non è emerso alcun collegamento fra la vittima e la criminalità organizzata. Nei mesi scorsi i presunti boss di Palazzo Adriano sono finiti in carcere e nelle carte del blitz il nome di Pecoraro non è venuto fuori. E così si guarda al dopo blitz, a quei personaggi che potrebbero avere preso in mano il potere al posto di chi è finito in cella. Al momento, però, l’ipotesi privilegiata sarebbe quella delle beghe di vicinato finite in tragedia. Ipotesi che, però, cozza con la freddezza del colpo sparato alla nuca.