PALERMO – Le condanne diventano definitive. La Cassazione annulla con rinvio, ma soltanto per alcuni reati, le posizione di Benedetto Graviano, Nunzia Graviano, Giuseppe Arduino e Giuseppe Faraone. Sarà celebrato un nuovo processo d’appello, ma per trattare alcuni aspetti di un’inchiesta su cui i giudici mettono il bollo definitivo.
Sotto processo c’erano Nunzia, la picciridda della famiglia Graviano, e i triumviri di Brancaccio. C’erano i fiancheggiatori dei boss e i picciotti delle estorsioni. In appello Giuseppe Arduino aveva avuto 10 anni per l’accusa di essere il reggente del clan per conto degli storici capimafia. Arduino, ufficialmente portiere d’albergo, si sarebbe affidato ad un triunvirato composto da Antonino Sacco, Giuseppe Faraone e Cesare Lupo (quest’ultimo giudicato in un altro processo).
Erano ancora i fratelli Graviano, capimafia dell’ala stragista di Cosa nostra, nonostante il 41 bis, dissero gli investigatori, a reggere le sorti di Brancaccio. Filippo e Giuseppe avrebbero coinvolto la sorella Nunzia tornata in libertà dopo avere scontato una condanna per mafia. Nunzia, soprannominata la picciridda, si era trasferita a Roma, dove gestiva un bar. Viveva in un bell’appartamento ai Parioli. Ed è qui che fu arrestata nel 2011 dagli agenti della Sezione criminalità organizzata della Squadra mobile di Palermo coordinati dall’allora procuratore aggiunto Ignazio De Francisci e dai sostituti Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli. In appello era stata condannata a tre anni in continuazione con una precedente pena. Secondo gli investigatori, sarebbe stata lei il terminale delle estorsioni. Il collaboratore di giustizia Fabio Tranchina così descrisse la scalata al potere della donna quarantaseienne: “Nunzia mi disse ‘da questo momento in poi ci sono io a valere nella nostra zona, ti raccomando questo discorso tienilo chiuso’, e mi fece un segno con le mani come di tenermi chiuso”.
Questo l’elenco completo degli imputati e le rispettive condanne: Antonino Sacco (15 anni 4 mesi), Antonino Caserta (11 anni e 4 mesi), Matteo Scrima (8 anni), Girolamo Celesia (9 anni e 9 mesi), Pietro Asaro (8 anni), Antonino Mistretta (4 anni), Salvatore Conigliaro (5 anni), Christian Divano (2 anni), Giovanni Arduino (tre anni), Salvatore Corrao (due anni), contro i 4 anni del giudizio in Tribunale), Benedetto Graviano (4 anni).
Gli unici assolti sono Michelangelo Bruno, Salvatore Perlongo, Armando Porretto e Pietro Arduino. Erano difesi dagli avvocati Domenico Trinceri, Filippo Gallina, Miria Rizzo, Dario Gallo e Ugo Castagna.