PALERMO – Tecnicamente in sede contabile si chiama invito a dedurre. È paragonabile all’avviso di garanzia nell’inchiesta penale. A riceverlo è stato Giulio Marcello, assieme alla richiesta di sequestro conservativo di tutti i suoi beni in modo che, qualora il danno erariale dovesse essere certificato dai processi, l’Inps potrà ottenere ciò che è sparito dalle sue casse. Mancano all’appello più di 950 mila euro con i quali l’impiegato dell’Istituto nazionale di previdenza sociale ha dato il via libera alla liquidazione di un centinaio di pratiche. Sono stati i finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria ad eseguire il sequestro.
Si tratta degli assegni familiari che spettano ai lavoratori domestici. A differenza dei lavoratori subordinati non è il datore di lavoro a erogarli, ma dall’Inps. A giugno dell’anno scorso la direzione siciliana dell’Istituto di previdenza ha riscontrato una sfilza di presunte irregolarità interrogando il cervellone elettronico: indicazione errata del numero dei componenti del nucleo familiare, differenza tra i redditi archiviati e quelli dichiarati, duplicazioni di prestazioni erogate fra il 2007 e il 2013, domande prive di sottoscrizione e mai protocollate. Da un controllo è saltata fuori pure una gestione quantomeno lacunosa dell’archivio cartaceo.
L’Inps aveva deciso di licenziare il dipendente per la trascuratezza e la negligenza che avrebbe mostrato sul lavoro. Solo che, un mese e mezzo fa, la sezione lavoro del Tribunale di Palermo ha annullato il licenziamento “per mancata tempestività della contestazione e conseguente decadenza del datore di lavoro del potere disciplinare”. Come dire, l’Inps avrebbe dovuto accorgersene prima.
La sentenza favorevole nei confronti di Giulio Marcello non ha fermato le indagini contabili e quelle penali partite quasi in contemporanea. Le prime a sortire un effetto concreto sono quelle coordinate dal vice procuratore generale della Corte dei conti, Giancluca Albo, che invita l’impiegato del settore “Prestazioni a sostegno del reddito” a spiegare il suo comportamento sul posto di lavoro. Gli accertamenti penali proseguono, così come quelli su chi ha incassato il contributo che non gli sarebbe spettato.