Vittime della mafia e del mare | Nuove assunzioni alla Regione - Live Sicilia

Vittime della mafia e del mare | Nuove assunzioni alla Regione

Sono i parenti di un eroe, di una donna scomparsa nell'83, di un Lsu ucciso per caso e di un uomo freddato nel 1990. Le loro storie.

PALERMO – Arrivano quattro nuovi dipendenti alla Regione siciliana. Nadhir, Marco, Roberto e Angela Monica sono stati assunti perché vittima della mafia, del mare e della disperazione.

Mohamed Abid è un eroe, in tutti i sensi: anche dal punto di vista “formale”: una norma regionale del 2004, approvata ad hoc, infatti, ha equiparato la vicenda dell’uomo “deceduto eroicamente” a quella delle vittime di Cosa nostra. E forse qualcuno ricorda ancora la sua storia. Era il 2003, quando il tunisino residente ad Agrigento dove lavorava come saldatore, si accorge, mentre era al Lido di Cannatello, sulla costa agrigentina, che una donna e due bambini stavano per annegare, travolti dalla corrente. L’uomo non perde tempo e si tuffa, salvandoli. Un altro bambino, però, Manuel Spataro, nel frattempo si era arrampicato sugli scogli per osservare il salvataggio: da lì, scivolerà in mare. Mohamed proverà a salvare anche lui, ma annegherà, stremato. Oggi in tanti, nell’Agrigentino, ricordano il tunisino, che in tanti chiamanvano “Maradona”: a lui sono stati intitolati premi e strutture per i bambini. Ora suo figlio Nadhir, ventunenne nato ad Agrigento, viene assunto alla Regione con la qualifica di funzionario; lavorerà all’assessorato ai Beni culturali.

Stava salendo le scale del Comune di Acicastello, invece, il povero Salvatore Li Volsi, un lavoratore socialmente utile e dirigente delle squadre giovanili del Catania. In quel momento ha incrociato Giuseppe Leotta, un precario di 32 anni che aveva appena freddato il sindaco Michele Toscano. Una casualità tragica. Siamo nel 2003 e quella vicenda verrà ricordata come la “strage di Acicastello”. Alla fine, Leotta ucciderà cinque persone, prima di togliersi la vita. Ai familiari di queste vittime verranno riconosciuti i benefici della legge sulle vittime di mafia: così, Roberto Li Volsi, 21 anni, orfano dell’Lsu, ha chiesto e ottenuto l’assunzione alla Regione: lavorerà all’assessorato all’Energia.

Proprio in quell’anno, il 2003, il Tribunale di Caltagirone ha dichiarato la morte presunta di Patrizia Scifo, scomparsa da Niscemi, in provincia di Caltanissetta, il 18 giugno del 1983. Patrizia Scifo era la figlia di Vittorio Scifo, diventato famoso come il Mago di Tobruk che verrà ucciso un mese dopo, proprio perché aveva provato in tutti i modi a rintracciare la figlia scomparsa. Patrizia aveva incontrato in quegli anni Giuseppe Spatola, affiliato a una delle cosche mafiose della zona. I due andarono a vivere insieme, ed ebbero anche una figlia, quando iniziarono i maltrattamenti dell’uomo nei confronti della giovane. Fino alla scomparsa e al riconoscimento della morte presunta nel 2003 “a seguito di evento criminoso avvenuto a Niscemi, in conseguenza di azioni della criminalità organizzata di stampo mafioso”. Così, proprio alla figlia Angela Monica, 34 anni, che ha voluto tenere il cognome della madre, è stato riconosciuto lo status di vittima di mafia. La ragazza è stata quindi assunta pochi giorni fa alla Regione, con la qualifica di funzionario direttivo (categoria D1), visto il possesso di una laurea magistrale, presso il centro per l’impiego di Enna. Risale addirittura al 1990, invece, il delitto di Marco Tedeschi, ucciso a Scoglitti. Anche lui, vittima innocente di Cosa nostra. Il fratello Damiano verrà adesso assunto, dopo la rinuncia degli altri fratelli. Alla Regione entrerà con la qualifica più bassa, la “A”: lavorerà anche lui ai Beni culturali.


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