PALERMO – Non sarebbe stato solo il capo della famiglia mafiosa di Bagheria. Nicola Testa, prima ancora di essere mafioso, era un imprenditore edile che sbaragliava la concorrenza. Testa è finito in carcere nel dicembre 2015. Ora gli sono piovute addosso le accuse di Pasquale Di Salvo, ex poliziotto della scorta di Giovanni Falcone.
Testa faceva terra bruciata attorno a sé. “Non c’era un lavoro di una ditta che poteva subentrare – ha messo a verbale il collaboratore di giustizia – perché sia sul campo della muratura, sia sul campo dei ponteggi, sia sul campo del movimento terra e sul campo degli scarrabili, aveva tutto in mano lui”. Di Salvo avrebbe constatato in prima persona l’impossibilità di fargli concorrenza. Ad un certo punto, infatti, aveva deciso di mettersi in affari con gli scarrabili. Altro non sono che i cassoni usati per raccogliere i materiali di risulta nei cantieri edili.
“Lo volevo fare io, io volevo aprire un magazzino per mettere gli scarrabili – ha spiegato Di Salvo – e lui mi fa dice no, stai fermo perché gli scarrabili ce li ho io, sì, ma tu hai i ponteggi, hai la muratura, hai il movimento terra, io devo vivere, fammi fare gli scarrabili a me che ci penso io, no, non esisteva, però ci sono state delle piccole ristrutturazioni su delle case, su delle cose e poi appalti che lui prendeva così, senza nessun problema”.