E’ grazie a un preciso protocollo previsto dalla legge svizzera sulla “Morte Volontaria Assistita” che il paziente può arrivare a porre fine alla sua vita. Il primo passo prevede l’attivazione dei contatti con la struttura sul territorio svizzero e l’invio della documentazione medica che attesti la patologia da cui la persona è affetta.
Dopo l’accettazione da parte della struttura è previsto un colloquio con il medico che accompagnerà alla fine il soggetto. Per legge, il medico è tenuto a far desistere il paziente che lo ha richiesto dall’atto finale e, quindi, reiteratamente chiederà alla persona se vuole terminare i suoi giorni oppure vuole rimandare il tutto ad un altro momento. Il soggetto può sempre cambiare idea e potrà fare ritorno a casa. Se invece si vuol proseguire nell’intento, il medico incontrerà nuovamente il paziente e ripeterà la richiesta se davvero si vuole procedere. L’atto di accompagnamento alla ‘dolce morte’ consiste nella preparazione di una dose letale a base di Pento Barbital di Sodio. Precedentemente, al paziente vengono somministrate due pastiglie antiemetiche (antivomito) in modo da poter assorbire meglio il composto chimico.
A questo punto, il medico, ancora una volta, chiederà di desistere, ma nel caso in cui la persona voglia procedere, verserà la dose letale in un bicchiere di acqua per poterla sciogliere. Sono 4, secondo gli ultimi aggiornamenti del Centre d’information sur l’Europe, i Paesi europei che hanno legalizzato il suicidio assistito e l’eutanasia attiva. A Svizzera, Olanda, Belgio e Lussemburgo si aggiungono, nel resto del mondo, Cina, Colombia e Giappone.