PALERMO – Alcuni tra i suoi sostenitori più influenti ne sono convinti. Sabato prossimo Roberto Lagalla annuncerà la sua candidatura alla Presidenza della Regione. Ma insieme a chi? Dove va l’eterno candidato?
Un indizio trapela dalla Sicilia orientale. Nelle scorse ore, infatti, l’ex rettore dell’Ateneo palermitano avrebbe incontrato il Ministro degli esteri Angelino Alfano. Una intesa antica, quella tra Lagalla e il leader di Alternativa popolare, visto che già pochi mesi fa il professore ammetteva: “Con Alfano mi sento costantemente, sa quello che sto facendo e mi incoraggia”.
Poche ore prima, non a caso, nella convention di Naxos Alfano annunciava: “Abbiamo tre nomi per la presidenza della Regione. Non li dico, per non bruciarli”. In realtà, il rischio è, per questi nomi, che siano già stati bruciati dal quadro politico siciliano. Si tratta di Giovanni La Via (nome tutto sommato gradito al centrodestra ma che non sembra dare ampie sicurezze in termini di consenso popolare), di Gianpiero D’Alia che con Alfano ha concorso alla formazione di Area popolare (nome utile in un eventuale dialogo col sempre più confuso Partito democratico) e, appunto, Roberto Lagalla che si è messo a capo della sua “Idea Sicilia”
Un movimento sostenuto da quella che tanti amano definire la “società civile” e che altro non è che la versione un po’ vintage del concetto di “civismo” sbandierato dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando e in parte dal suo sfidante Fabrizio Ferrandelli che ha lanciato la sua candidatura dalla nuova formazione civica dei Coraggiosi per poi ricevere il sostegno dei partiti tradizionali. Anche con Ferrandelli, Lagalla si incontrerà in queste ore, prima di un viaggio a Roma che potrebbe portare qualche chiarimento in più sul futuro della sua proposta.
Civismo a parte, però, Lagalla non è uomo estraneo alla politica. E nonostante il suo recente incarico al Cnr giunto dal governo Renzi, l’ex rettore resta vicino agli ambienti più moderati del centrodestra. Gradito agli uomini più vicini all’ex governatore Totò Cuffaro, con cui Lagalla è stato assessore alla Sanità, piace appunto a quel mondo di moderati assai trasversale che passa dalle due “fazioni” dell’Udc fino appunto agli uomini di Alfano.
E il leader di Alternativa popolare, con le dichiarazioni rese nel corso della “Summer school” di Naxos, ha in un certo senso messo il cappello su quella candidatura. Una “mossa” che rischia, però, di complicare, più che facilitare la corsa di Lagalla. A cominciare dai rapporti di nuovo assai tesi tra gli alfaniani e Berlusconi che non ha esitato a definire, nella sostanza, “traditori” gli uomini che hanno abbandonato il partito per entrare nei governi Renzi, Gentiloni e, in Sicilia, in quello di Crocetta dove siede ancora Carlo Vermiglio.
E il “no” a Lagalla era giunto, forte, da pezzi di Forza Italia che hanno anche scritto al Cavaliere chiedendo di esprimere un candidato azzurro e comunque di chiudere le porte alla candidatura di chi, in qualche modo, si era “compromesso” con i partiti di centrosinistra. Un riferimento che, in via ufficiosa, riguarda anche lo stesso Lagalla, “a causa” di quella nomina al Cnr voluta dal Miur nei giorni in cui il sottosegretario era Davide Faraone, che non a caso ha ospitato Lagalla in occasione delle sue “Leopolde sicule”.
Ma ieri, come detto, la chiacchierata con Alfano. Il leader di Ap sta cercando di “rispondere” alla perdita di pezzi del suo movimento, rilanciando: “Siamo forti, a settembre saremo in formazione titolare, abbiamo tre candidati ma non vogliamo bruciarli”. Il problema è, però, che oggi gli alfaniani sono sospesi tra due poli che in realtà non li amano e non li abbraccerebbero con grande entusiasmo. Perché se il “modello Palermo” ha consentito loro di mascherarsi dentro la coalizione “ampia”, dovendo però registrare comunque la perdita di pezzi importanti (persino l’area del coordinatore regionale Francesco Cascio) più difficile pare il cammino in vista delle Regionali, dove alcune forze di sinistra potrebbero alzare la “paletta rossa”. E del resto, lo stesso Alfano ha definito l’esperienza politica al fianco di Crocetta e del Pd, “mai davvero iniziata”.
Dall’altra parte, come detto, le diffidenze di Forza Italia (dal suo capo in giù) e quelle di altri alleati: oggi la stessa Giorgia Meloni ha definito “difficile” il dialogo con Alternativa popolare, mentre più volte il candidato “in pectore” Nello Musumeci aveva espresso un veto nei confronti di chi aveva abbandonato il centrodestra per seguire altre strade. E adesso, una situazione “speculare” a quella di Alfano rischia di vivere l’eterno candidato Lagalla. Che sabato quasi certamente romperà gli indugi. Col rischio, concreto, di essere un candidato buono per tanti, ma non abbastanza per una intera coalizione.