PALERMO – “Con me la sanità non è stata più una mucca da mungere. Ho sempre detto che la salute non ha prezzo, ma la sanità ha un costo. E con il piano di rientro ho risanato i conti”. Roberto Lagalla non ci sta a passare per il responsabile della dissennata gestione del sistema sanitario siciliano. Chiamato in causa da un’intervista di Fabrizio Micari, rivendica i risultati ottenuti quando era assessore alla Sanità della giunta Cuffaro. In caso di trionfo di Nello Musumeci alle elezioni del 5 novembre, potrebbe ricevere di nuovo la delega alla Sanità.
Fabrizio Micari, il suo successore come Rettore all’Università di Palermo, ha tirato in ballo anche lei tra i responsabili che hanno male amministrato e portato il bilancio regionale fuori controllo. Cosa gli risponde?
“Probabilmente l’attuale candidato presidente del centrosinistra all’epoca non aveva gli strumenti per valutare la straordinaria stagione di contenimento della spesa che il piano di rientro inaugurò. Basta ricordare, e Micari vada a rileggersi gli articoli dell’epoca, che quel piano ebbe anche il pubblico apprezzamento dell’allora ministro Turco, che non era evidentemente di segno analogo a quello del governo regionale. Si tratta di un giudizio affrettato, dovuto alla limitata conoscenza di Micari, che ha una storia troppo recente per poter condurre analisi storiche”.
In caso di vittoria di Musumeci lei potrebbe essere il nuovo assessore alla Sanità. Sarebbe una riconferma. Da dove ripartirebbe, dopo la gestione degli assessori Borsellino e Gucciardi?
“Ripartirei da dove avrebbe dovuto ripartire il governo Crocetta. La riorganizzazione complessiva del sistema, ultimo atto di programma del mio piano di rientro, che dopo 10 anni deve essere ripreso e rilanciato. Il mio unico rammarico da ex assessore alla Sanità è proprio quello di non aver avuto il tempo di realizzarlo. La legge 5 del 2009 non era pienamente coerente con il piano di rientro e va ripensata. In questi anni, c’è stata un’affrettata riorganizzazione della rete ospedaliera, fatta con chiaro sapore elettorale e viziata da un’insostenibilità finanziaria reale. Sono state riaperte alcune funzioni ospedaliere di cui non si aveva necessità e si scorrono graduatorie senza alcuna valutazione dei bisogni effettivi. Tutto il modello della sanità deve essere spostato sulla funzionalità degli ospedali e sul recupero della funzione del territorio, che in Sicilia è sempre stata carente e che va invece potenziata. Da qui occorre ripartire, per dare risposte alla disabilità, alla cronicità e al disagio socio assistenziale”.
Si parla di 3000 nuove unità, tra personale medico, infermieristico e socio sanitario, da immettere nel sistema. E c’è il personale precario da stabilizzare. I concorsi partiranno forse nel 2018. Questi numeri sono sufficienti? Si poteva fare di più?
“Non so quanto sia vero e fondato il numero e se ci sia la copertura finanziaria. Sarebbe auspicabile, ma temo che sia finanziariamente insostenibile. È la stessa Corte dei Conti a dirlo. Occorrerà capire anche in quanto tempo si vuole assumere. In politica ci si basa sui dati e qui la premessa mi pare carente. Una cosa è certa: si usa strumentalmente il piano della rete ospedaliera, e temo sia la solita promessa pre elettorale senza alcun fondamento”.
Parliamo della digitalizzazione del sistema sanitario: dal Fascicolo sanitario elettronico alla cartella clinica elettronica. La Sicilia è ferma al palo.
“È una grande incompiuta e un ulteriore grande insuccesso del governo Crocetta, che avrebbe avuto 5 anni di tempo per riparare a un danno che è storico. L’assessorato alla salute in realtà è incompetente per materia, è tutto centralizzato a Sicilia e-servizi, che ha mostrato ancora una volta l’incapacità di dare risposte a un problema che si trascina da tempo. La tessera sanitaria resta un arnese inutile perché non è mai stato riempito da contenuti”.
L’ultima domanda è sulle liste d’attesa, uno dei punti dolenti della sanità regionale. E i pazienti scoraggiati si rivolgono alle strutture private. Perché non si riesce a trovare una soluzione? Non è che questa situazione conviene a qualcuno?
“È chiaro che esiste una convenienza per qualcuno, ma questo succede quando la disponibilità delle strutture pubbliche non è tarata per le esigenze dei cittadini. Faccio molti giri per la Sicilia e ho notato come la sanità privata non accreditata stia in effetti crescendo perché il pubblico non riesce a dare risposte. Io credo che la chiave sia nell’attivare un sistema virtuoso di strutture sanitarie del territorio, integrando al meglio strutture pubbliche e strutture private accreditate”.