PALERMO – “Voleva prendersi lo Zen nelle sue mani e uccidere Sandro Lo Piccolo”, raccontò il pentito Gaspare Pulizzi. Ed invece fu il “ribelle” Felice Orlando ad essere crivellato di colpi.
Quello di Orlando è uno dei sei omicidi su cui si è fatta piena luce grazie alle dichiarazioni di Antonino Pipitone. I capimafia di San Lorenzo, Salvatore e Sandro Lo Piccolo, ritenuti i mandanti, sono già stati condannati a trent’anni.
La nuova indagine tira in ballo gli esecutori: Vincenzo Pipitone e Gaspare Di Maggio. I carabinieri del Nucleo investigativo di Palermo gli hanno notificato un’ordine di arresto chiesto e ottenuto dalla Procura distrettuale antimafia.
C’è, però, una terza persona coinvolta nell’inchiesta. Si tratta di Ferdinando Gallina, detto Freddy, fermato negli Stati Uniti nei mesi scorsi e su cui pende una richiesta di estradizione. Orlando di professione faceva il macellaio e fu assassinato il 17 novembre 1999 con sette colpi di revolver nella sua bottega, allo Zen.
I Lo Piccolo avrebbero commissionato il delitto a Vincenzo Pipitone, all’epoca reggente della famiglia mafiosa di Carini, e ad Angelo Conigliaro (poi deceduto), i quali assoldarono i killer: Antonino Pipitone, Gaspare Pulizzi (pure lui già condannato), Gaspare Di Maggio e Freddy Gallina.
Il giorno dell’omicidio si mossero a bordo di tre macchine. La prima era guidata da Pulizzi: nella seconda, una Fiat Uno, sedevano Pipitone (al volante), Gallina e Di Maggio; nella terza c’erano Vincenzo Pipitone e Conigliaro. Gallina e Di Maggio fecero irruzione nella macelleria. Si coprivano il volto con dei cappellini. Orlando cercò riparo dietro il bancone. Lo crivellarono di colpi e graziarono il garzone. Poi fuggirono e abbandonarono la macchina.