Borsalino fallita | Si prova a continuare

Borsalino fallita | Si prova a continuare

Alain Delon con un cappello Borsalino

Un colpo al made in Italy e alla memoria collettiva.

La Borsalino, storica azienda alessandrina di cappelli, è fallita. Il tribunale ha respinto la richiesta di concordato della Haeres Equita srl, società dell’imprenditore svizzero Camperio, che gestisce l’azienda dopo l’affitto del ramo. Lo rendono noto i sindacati, che nel pomeriggio incontreranno i curatori, Stefano Ambrosini e Paola Barisone, e i lavoratori. Dall’azienda, al momento, non è stata data nessuna comunicazione ufficiale.
Quella respinta dal tribunale di Alessandria è la seconda richiesta di concordato, dopo quello che era stato revocato a dicembre 2016.

Il fallimento dell’azienda di Alessandria, nata come piccolo laboratorio di cappelli nel 1857 e diventata famosa in tutto il mondo, è qualcosa di più del triste finale di una bella storia d’impresa durata più di 160 anni. È un colpo alla memoria collettiva, quella in cui scorrono le immagini dei divi più amati. Ed è un colpo al made in Italy e a un savoir faire industriale e artigianale quasi unico se si pensa che per creare un Borsalino servono 52 passaggi e sette settimane di lavorazione.

In fibrillazione i 130 lavoratori che hanno tenuto un’assemblea in fabbrica e un presidio simbolico. “C’è tensione e nervosismo. E’ una situazione che ha dell’assurdo. C’è lavoro e ci sono ordini e, per questo, dopo la decisione del tribunale, non si può che essere arrabbiati”, afferma Maria Iennaco della Cgil.

“Continuiamo nell’impegno volto a trovare soluzioni che preservino questo iconico brand e gli interessi di tutti gli stakeholders: i livelli occupazionali, i fornitori, i clienti, la città e le istituzioni di Alessandria”, ha dichiarato Philippe Camperio, amministratore di Haeres Equita. “Speriamo dunque di poter continuare a costruire un futuro per Borsalino”, ha concluso.

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