PALERMO – C’è chi punta il dito contro l’assenza della dichiarazione prevista dalla legge Severino. Altri chiedono il riconteggio dei voti, o di riscrivere la distribuzione dei seggi. È partita la guerra per i seggi all’Ars. Una guerra di carte bollate che si combatterà dentro le sale dei Tribunali amministrativi siciliani. Le prime udienze sono previste già per il prossimo 23 febbraio, le ultime ad aprile. In quel periodo potrebbe decidersi – e riscriversi – il futuro dell’Assemblea regionale siciliana.
Il (quasi) candidato governatore
Ha chiesto di “annullare integralmente le operazioni elettorali e, in via subordinata, annullare gli atti di proclamazione dei risultati dell’elezione diretta del Presidente della Regione siciliana e dei Deputati dell’ Assemblea Regionale Siciliana” il (quasi) candidato governatore Franco Busalacchi, che non riuscì formalmente a correre per Palazzo d’Orleans a causa di un problema legato alle firme. Busalacchi ha raccolto tutte le presunte anomalie in un documento di oltre 30 pagine.
Palermo: da Caputo ad Apprendi
Mario Caputo, fratello dell’ex deputato Salvino, primo candidato non eletto della lista “Alleanza per la Sicilia – Nello Musumeci Presidente” che univa candidati di Fratelli d’Italia e “Noi con Salvini”, ha presentato ricorso contro la Regione siciliana, e in particolare contro l’Assessorato delle Autonomie locali e della funzione pubblica, chiedendo l’annullamento dell’atto di proclamazione degli eletti all’Ars. Lo scopo è quello di ottenere la correzione dei risultati elettorali nel seggio di Palermo affinché, sulla base del quoziente elettorale ricalcolato, un seggio dei sedici previsti venga assegnato alla sua lista, permettendogli dunque di insediarsi a Palazzo dei normanni. Caputo, infatti, è il primo dei non eletti in quella lista, dietro Tony Rizzotto. Ricorre, invece, contro l’elezione di Giampiero Trizzino, Salvatore Siragusa, Lugi Sunseri, Roberta Schillaci e Alessandro Aricò, il candidato di Palermo Filippo Landolina, primo dei non eletti della di “Sicilia Futura”. Si è opposto all’elezione dei settanta eletti, invece, il candidato della lista “Fava-Cento passi” Pino Apprendi.
Catania: il ricorso di Forzese
Contro i candidati grillini ha presentato ricorso anche il candidato di Alternativa popolare a Catania, Marco Forzese, autore di un ottimo risultato elettorale: primo della lista con i suoi 7585 . Non sono bastati, però, visto che Ap non è riuscita, come detto, a superare il quorum necessario. E così, la richiesta di escludere il M5S per la mancata presentazione della documentazione prevista dalla legge Severino: una mossa che potrebbe consentire, anche nel collegio etneo, di ridisegnare i seggi. Il candidato Carmelo Coppolino, giunto alle spalle dell’eletto Nicola D’Agostino nella lista di Sicilia Futura, ha chiesto l’annullamento del verbale di proclamazione degli eletti del collegio catanese.
Chiede, invece, “l’annullamento delle operazioni elettorali e la ripetizione della consultazione popolare” la candidata non eletta del Movimento 5 Stelle iscritta nelle liste elettorali di Acicatena, Giovanna Grasso. In particolare, la Grasso ricorre contro il presidente della Regione Nello Musumeci, che non avrebbe presentato la certificazione sulle eventuali cause di incandidabilità (legge Severino). Il ricorso è indirizzato anche a Gianfranco Miccichè, neo presidente dell’Ars, e a diversi deputati eletti nella lista “In Sicilia Nello Musumeci Presidente”.
Agrigento: tutti contro i grillini
Ricorre contro tutti gli eletti del Movimento 5 stelle l’ex presidente della Provincia Vincenzo Fontana (insieme al candidato palermitano Francesco Paolo Scarpinato) per correggere i risultati e ottenere, così, il seggio per Scarpinato nella lista di “Alternativa popolare-Centristi per Micari” e una nuova redistribuzione dei seggi in tutte le circoscrizioni. Insomma, anche lì l’obiettivo è “far fuori” i grillini, la cui esclusione si tradurrebbe in un innalzamento delle percentuali delle altre liste e probabilmente il superamento della soglia del 5 per cento, contro cui si è arenato il movimento di Angelino Alfano. Fontana con i suoi 5.296 voti era risultato il più votato in Ap. Ma appunto, non è “scattato” il seggio. Sempre nel collegio agrigentino Salvatore Cascio è rimasto fuori dall’Ars nonostante gli oltre 5 mila voti ottenuti e il “primo posto” nella lista del movimento di Cardinale. L’ex presidente della prima commissione all’Ars si appella alla legge Severino per ricorrere anche in questo caso contro l’elezione all’Ars di alcuni deputati del Movimento 5 stelle. Con il suo ricorso chiede la correzione dei risultati elettorali per ottenere il seggio di “Sicilia futura” e la sua conseguente elezione.
Trapani: i ricorsi Dem
Nel collegio trapanese ecco i ricorsi degli esponenti del Partito democratico. Tra i ricorrenti, infatti, c’è anche Giacomo Tranchida, che non ha centrato il seggio per pochi voti, “bruciato” dall’assessore uscente Baldo Gucciardi: il sindaco di Erice si è opposto alla proclamazione degli eletti in quella Provincia. E ricorso analogo ha presentato anche Paolo Ruggirello, giunto comunque terzo nella lista Dem, con suoi 6688 voti, dietro proprio Tranchida e Gucciardi. È arrivato primo invece nella lista di Sicilia Futura Giacomo Scala: ma in quel collegio non è scattato un seggio per il movimento di Totò Cardinale. In questo caso, il ricorso si basa sull’assenza della dichiarazione della legge Severino, e punta il dito contro i deputati eletti del M5S (Sergio Tancredi e Valentina Palmeri) e contro l’eletto in Forza Italia (Stefano Pellegrino).
Messina: Germanà contro un alleato
A Messina, Giacomo Caci, per conto di Nino Germanà, ha indicato al Tribunale come “illegittimamente ammessi” alle candidature gli eletti all’Ars Valentina Zafarana e Antonino De Luca, del Movimento 5 stelle, ma anche un potenziale alleato come Giuseppe Galluzzo, di “Diventerà bellissima”. Caci punta infatti all’assegnazione del terzo seggio alla lista “Musumeci-Forza Italia-Berlusconi”, al primo dei non eletti, ovvero proprio all’uscente Germanà. Sempre a Messina anche il ricorso di Marco Antonio Pettinato, più votato nella lista dei Popolari autonomisti, che non ha conquistato seggio in quel collegio.
Ricorrono anche Giuseppe Picciolo e Salvatore Cicco, chiedendo in particolare l’annullamento dei risultati di Messina che ha portato, secondo la loro denuncia, a “una illegittima assegnazione dei seggi”. La richiesta? Una nuova tornata elettorale solo nella provincia dello Stretto.
Gli altri collegi
Anche Vincenzo Vinciullo, non eletto nella lista di Alternativa popolare a Siracusa, a causa del mancato seggio e nonostante l’ottimo risultato (6.829 voti e primo posto nella lista), chiede l’annullamento dell’ammissione in tutte le province di tutti i candidati e in particolare delle liste del Movimento 5 stelle e la sua conseguente elezione. A Caltanissetta il tribunale dovrà decidere sull’assegnazione del seggio all’ex assessore regionale Gianluca Miccichè, candidato con Sicilia Futura. Il ricorso, presentato assieme a Grazia Santina, nei confronti di tutti gli eletti del collegio nisseno, sarà discusso il 22 marzo 2018. A Enna, Gaetana Palermo, candidata di Forza Italia (4.434 voti per lei, ma niente seggio per gli azzurri in quel collegio) si scaglia contro il seggio di Elena Pagana del Movimento 5 stelle e chiede, nel suo ricorso contro gli uffici preposti e l’Ars, di “sostituire quale candidato eletto” la parlamentare grillina. L’obiettivo principale, insomma, è proprio quello: fare “sparire” dall’Ars gli eletti del Movimento cinque stelle. La guerra dei seggi è solo all’inizio.