PALERMO – Dopo il sequestro per ricettazione e riciclaggio di due anni fa nel corso dell’operazione “New Life”, era rimasto chiuso. Ora riapre sotto l’insegna della legalità l’autosalone di viale Regione Siciliana che si trova vicino allo svincolo di Bonagia. Sarà gestito da Gianluca Calì, l’imprenditore di Casteldaccia che ha denunciato e fatto finire in cella i suoi estorsori. Lo scorso anno per i boss sono anche arrivate le condanne. Dopo un lungo periodo di intimidazioni e minacce, puntualmente denunciate, e una grave crisi economica che ha colpito la sua attività di Altavilla Milicia facendola finire sull’orlo del fallimento, Calì ribadisce con forza il suo messaggio.
Ha collocato all’ingresso dell’ area di vendita due grandi cartelloni: “Ho aperto una nuova attività – si legge – e vorrei fosse chiaro che mai e poi mai pagherò nulla che non siano le tasse allo Stato Italiano. per cui, se qualcuno ha intenzione di venire a chiedere qualcosa per i carcerati o le loro famiglie, o ancora per pagare gli avvocati o qualcosa del genere, sappia che deve andare al diavolo. Io non pago”.
I lavori sono alle battute finali e l’apertura al pubblico è prevista a breve: “Presto sarà tutto pronto – dice Calì -. Quello nei miei confronti è un segnale forte, che mi dà il coraggio e la motivazione per andare avanti in questa battaglia. Il giudice ha infatti dato l’autorizzazione all’amministratore giudiziario di affittare il locale alla Calicar e qui i cittadini potranno scegliere la propria auto facendo un acquisto etico, i quali soldi non finiranno mai ai mafiosi. Invito i clienti anche soltanto a venirmi a trovare per prendere un caffè, sensibilizzare la società civile ha la priorità su tutto”.
Calì, dopo le minacce, l’incendio che provocò gravissimi danni alla sua concessionaria e una lunghissima serie di intimidazioni, ha anche acquistato un’auto blindata su Ebay di tasca propria, per sentirsi più al sicuro. “Ma ho sempre avuto fiducia nella giustizia – ribadisce – e posso dire a voce alta che sia nel mio autosalone di Altavilla che in quello di viale Regione Siciliana a vincere è lo Stato, non di certo la mafia. Se la gestione dei beni sequestrati fosse ogni volta affidata a chi paga le conseguenze delle dinamiche mafiose, saremmo ad una svolta, Si tratterebbe di una rivalsa, di un riscatto per chi ha subìto i meccanismi di una mentalità distruttiva e ha perso tutto”.
Ed è proprio in base a questo desiderio che Gianluca Calì, in vista dell’apertura della nuova attività, ha contattato chi come lui, sa bene cosa vuol dire finire nel mirino di Cosa nostra. “Nei giorni scorsi ho chiamato Daniele Ventura, il ragazzo che dopo aver denunciato il pizzo al Borgo Vecchio ha dovuto chiudere il suo bar. In attesa del risarcimento che gli è stato riconosciuto, è alla ricerca di un lavoro. Ho così pensato che nel frattempo potrebbe collaborare con me, dandomi una mano. Ha accettato e siamo già insieme al lavoro per dare vita a questo progetto. Ciò mi riempie di orgoglio e coraggio ed è la dimostrazione che denunciare chi chiede il pizzo è l’unica scelta possibile”.